È appena l ora di pranzo e abbiamo già ricoverato 151 bambini

Il dottor Hussein Sheikh Qassim lavora nell’ospedale di Medici Senza Frontiere a Marere, nel sud della Somalia. Abbiamo parlato al telefono con lui il 15 luglio scorso.

 

“La situazione a Marere è davvero grave. Questo è l’unico ospedale in questa zona della Somalia. Non ci sono altre cliniche – neppure mobili – qui vicino. La gente arriva da ogni parte del paese.

Adesso il numero dei pazienti sta aumentando considerevolmente. Persino nei giorni tranquilli, vediamo moltissime persone, quasi il doppio rispetto all’ultimo periodo prima della siccità. L’ospedale è sovraffollato. Alcuni pazienti sono malati, altri hanno bisogno di mangiare. Il reparto di malnutrizione è pieno di bambini, molti di loro sono troppo deboli anche per mangiare, così dobbiamo nutrirli artificialmente. Alcuni di questi bimbi hanno camminato per oltre 600 km per arrivare qui perché i loro genitori non potevano permettersi un mezzo di trasporto e sono a loro volta troppo deboli per portarli sulle spalle. C’è ancora la guerra civile in molte parti del paese, molte città e villaggi passano da un gruppo all’altro nell’arco della giornata. Ci sono zone pericolose e non è sicuro viaggiare. Ma la gente comunque arriva.

Quelli che sono fortunati se si reggono ancora in piedi vengono ammessi in ambulatorio – ieri 300, venerdì 400. Ma molti bambini vengono portati direttamente nel centro terapeutico nutrizionale. È appena l’ora di pranzo e abbiamo già ricoverato 151 bambini. Recentemente una coppia di genitori hanno portato il loro bambino di due anni, Yusuf. Era pelle e ossa, troppo debole anche per respirare. I genitori sono pastori e hanno perso tutto il bestiame. Hanno detto che il bambino aveva la diarrea e non voleva mangiare.

Stava veramente male e abbiamo auscultato il battito con lo stetoscopio per vedere se era ancora vivo. I genitori volevano lasciarlo, pensavano non potesse sopravvivere, per ritornare dagli altri figli. Il padre è tornato dagli altri bambini, mentre abbiamo convinto la madre a restare. Abbiamo ricoverato il bambino nel nostro reparto di terapia intensiva dove abbiamo tentato di risvegliarlo per due ore, finché non ha aperto gli occhi. Dopo lo abbiamo nutrito con latte speciale e cibo attraverso la sonda naso-gastrica. Dopo 24 ore ha iniziato a muovere le braccia. È stato quello il momento in cui il viso della madre si è illuminato, poteva finalmente tornare a sperare. Dopo una settimana, Yusuf ha iniziato a bere il latte da solo, diceva “mum” e sorrideva se pronunciavi il suo nome. In dieci giorni il suo peso è triplicato. Dopo tre settimane nel nostro ospedale, Yusuf giocava con gli altri bambini. Suo padre è venuto per riportarli a casa ed è stato felicissimo – non riusciva a smettere di ringraziare MSF prima di lasciare l’ospedale.

Da somalo, posso dire che se MSF non fosse stato presente, sarebbe stato come vedere una barca rimasta senza gasolio nel bel mezzo dell’Oceano Indiano. Senza l’aiuto di MSF, sarebbero morte migliaia di persone. La Somalia ora più che mai ha bisogno di aiuto. MSF ha salvato un numero incalcolabile di vite umane e, col vostro aiuto, continuerà a salvarne ancora. Grazie.”

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