Filippine: “I sopravvissuti hanno perso tutto. A loro restano solo problemi sociali e psicologici da affrontare”

“Nell’area di Tacloban, il tifone è stato molto forte. L’onda tsunami si è alzata e ha allagato gli edifici in pietra dove le persone si erano riparate, di conseguenza molte di loro sono annegate. In molti hanno perso membri della loro famiglia, specialmente bambini, non riuscendo a tenerli con sé nel momento in cui l’onda è arrivata. Hanno perso anche le loro case e i mezzi di sostentamento – i pescatori hanno perso le loro barche, i contadini hanno perso i loro alberi di cocco. Tutte le comunità costiere sono state distrutte, le persone sopravvissute hanno perso tutto, sono rimasti solo i problemi sociali e psicologici da affrontare.

Eventi di questa entità colpiscono tutti, con conseguenti disagi psicologici: le persone devono affrontare le perdite e il lutto. Nei primi giorni, la popolazione era sconvolta. Nelle settimane successive, arrivavano nei centri di salute con inspiegabili sintomi fisici, incluse vertigini, mal di testa e disturbi del sonno, dovuti allo stress psicologico. Il personale ha fornito un primo aiuto psicologico, ascoltandoli e spiegando che le loro reazioni erano perfettamente normali e sarebbero diminuite con il tempo.

Dopo un mese o due, molti hanno iniziato a riprendersi – nonostante si sentissero tristi, non erano malati. Ma parte della popolazione – fino al 10% – continua a soffrire gravemente di stress post-traumatico, grave depressione e a volte psicosi. Queste sono le persone che vogliamo aiutare.

Abbiamo anche bisogno di essere sicuri che i pazienti psichiatrici, che sono molto vulnerabili, siano in grado di continuare le loro cure, visto che molti non possono permettersi di pagare per i trattamenti o viaggiare per raggiungere la clinica.

Fornire supporto alle scuole è una parte importante del nostro programma. Quando la scuola a Palo ha riaperto, dopo il tifone, mancavano 59 dei suoi 300 alunni. Le nostre équipe faranno visite settimanali alle scuole per supportare gli insegnanti, aiutandoli ad affrontare il loro dolore e a gestire quello dei bambini. Gli insegnanti riportano i casi di bambini più gravi alle nostre équipe, che forniscono sessioni individuali o di gruppo nelle scuole.

Dal giorno del tifone, molti bambini soffrono di ansia da separazione dai loro genitori e hanno problemi ad andare a scuola. Una volta lì, possono avere difficoltà di concentrazione, essere molto agitati oppure, al contrario, fin troppo tranquilli e riservati.

Gli insegnanti ci aiutano a identificare i bambini – e di conseguenza le intere famiglie – che hanno bisogno di particolare assistenza psicologica, perché quando i bambini non riescono a far fronte alla situazione, spesso è l’intera famiglia che non riesce a farlo.

Abbiamo iniziato solo dieci giorni fa, ma le nostre équipe di salute mentale nelle scuole sono già impegnate, anche nel reparto maternità dell’ospedale, con giovani madri che non sanno come gestire la situazione. Prendersi cura di un neonato può essere molto stressante, specialmente se la tua casa è stata distrutta e hai perso altri bambini a causa del tifone.

Molte persone sono cattoliche, e vivono in piccole comunità, dove tutti conoscono tutti. Nessuno ha potuto evitare il tifone, quindi sono tutti nella stessa situazione e c’è un forte senso di solidarietà. Ma la popolazione è ancora molto aperta nel ricevere aiuti esterni, dove ce ne sia bisogno. Più gravi sono i problemi di una famiglia, meno riluttanti sono a cercare il nostro aiuto.

I leader delle comunità e gli operatori sanitari locali ci aiutano ad identificare le persone maggiormente colpite – anziani isolati, pazienti già precedentemente malati, famiglie che hanno saputo di aver perso molti figli. Un uomo ha portato sua moglie da noi, perché, dopo aver visto tutti i cadaveri in strada, non riesce a fare niente, neanche a lasciare la casa. Un altro giovane uomo è arrivato in stato confusionale. Alcune persone hanno bisogno di cure mediche, ma molte hanno semplicemente bisogno di supporto psicologico e di cure.

Penso sia un programma molto utile. Senza MSF, queste persone non avrebbero potuto ricevere questo tipo di cure. Ci sono problemi sociali ovunque nel mondo ma, dopo un disastro del genere, è bello vedere che riusciamo a rimanere con queste persone per sei o sette mesi. Le conseguenze di questo tipo di disastri durano molto a lungo, perché le vite di queste persone sono state distrutte.”

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