Forniamo acqua e cibo nei centri di detenzione e assistiamo famiglie libiche sfollate

Forniamo acqua e cibo nei centri di detenzione e assistiamo famiglie libiche sfollate

La situazione a Tripoli resta preoccupante per i civili coinvolti nel conflitto, che negli ultimi giorni ha colpito aree più densamente popolate. Sono migliaia gli sfollati fuggiti dalle aree a rischio e 1.300 migranti e rifugiati restano intrappolati nei centri di detenzione.

Continuiamo a fornire assistenza nei centri e abbiamo iniziato ad assistere anche famiglie libiche sfollate che sono state costrette a lasciare le loro case.

Sono diversi i centri di detenzione situati all’interno o nei pressi dell’area di conflitto, dove le persone vivono in condizioni di estrema vulnerabilità, senza possibilità di fuga e con servizi di base, come cibo, acqua, elettricità e cure, del tutto limitati. Dopo giorni, le persone detenute nel centro di Ain Zara sono state ricollocate in altre aree, ma il centro di Qasr Bin Gashir resta in prossimità della linea del fronte e altri sono pericolosamente vicini.

Abbiamo effettuato consultazioni mediche e distribuito acqua potabile alle 477 persone bloccate nel centro di Tajoura, e ha fornito cibo per cinque giorni al centro di Sabaa, dove nelle ultime 72 ore sono arrivate quasi 200 persone ricollocate da Ain Zara, portando a 529 il numero totale di persone nel centro. Stiamo anche fornendo ai centri scorte di medicinali contro la tubercolosi e altri farmaci, per garantire la continuità delle cure anche durante il conflitto.

Fuori dai centri, le strutture mediche hanno carenza di personale e forniture, sia nella città di Tripoli che fuori, strutture e operatori sanitari hanno subito attacchi ed è sempre più difficile gestire l’aumento dei bisogni medici. Abbiamo iniziato a fornire assistenza e kit igienici anche alle famiglie libiche sfollate che vivono in ripari temporanei.

I nostri team stanno monitorando la situazione e valutando i bisogni umanitari per essere pronti a fornire ulteriore supporto nell’area del conflitto. Nel frattempo, continuano le attività regolari nel resto del Paese, dove forniamo assistenza a più di 800 persone trattenute arbitrariamente nei centri di Khoms, Zliten e Misurata.

In tutta questa situazione, il Mar Mediterraneo resta una delle poche, disperate alternative possibili per le persone in fuga dai combattimenti. Non sappiamo ancora se le partenze dalla Libia siano aumentate dall’inizio dei combattimenti ma il rischio aumenta dopo la chiusura dell’aeroporto di Tripoli a causa degli attacchi aerei.

In questi giorni sono annegate 8 persone a bordo di un’imbarcazione di legno, mentre 20 superstiti sono stati intercettati dalla guardia costiera libica e riportati indietro. In assenza di un meccanismo di ricerca e soccorso in mare, la vita delle persone è a rischio tanto in mare quanto nelle zone di conflitto a Tripoli.

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