Gaza: Intere strade ridotte a cumuli di macerie

Gaza:

“Il livello di distruzione è sconcertante. Ieri con la tregua siamo riusciti ad andare a Beit Hanoun e Shujayah, piccole città vicine a Erez, valico di frontiera con Israele. Non è proprio la stessa cosa vedere un filmato di distruzione e averlo davanti a te, vedere con i tuoi occhi la gente che cerca tra le macerie cuscini, coperte… cercano di tirare fuori dai detriti quello che possono ma in pratica non riescono a recuperare quasi nulla. Tra cumuli di macerie ovunque alcuni non riescono neanche a individuare dove fossero le loro case.

A Beit Hanoun e Shujayah, c’erano molti palazzi, molti in periferia. Più ci si avvicina al confine, più è visibile l’impatto dei bombardamenti e del fuoco dei carri armati. Queste erano zone dove l’esercito israeliano aveva avvertito gli abitanti di evacuare. L’ultimo palazzo è ridotto ad uno scheletro di pali che tengono in piedi pochi strati di cemento. La gente è seduta davanti a tale distruzione senza parole. Ora ritornano e vedono che tutto è distrutto, bruciato. Questi sono i quartieri più poveri di Gaza perché sono stati maggiormente esposti ai bombardamenti e perché qui gli affitti sono più economici. Sono i più poveri che hanno perso tutto.  

A Beit Hanoun, le strade non sono che cumuli di macerie. Gli abitanti hanno scritto sugli striscioni o su pezzi di  muro che ancora stanno in piedi “ Qui avevo una gelateria”, “ Qui avevo un autofficina” “ Se vuoi aiutare, chiama…” Dopo il terremoto, ad Haiti avevo visto lo stesso livello di distruzione, ma qui non è stato causato da una calamità naturale.

L’ospedale di Wafa è stato bombardato, I muri di un centro per I bambini affetti dalla sindrome di Down ha buchi ovunque. Al contrario, l’ospedale Kamal Edwan non è stato colpito. Durante la guerra, è stato usato come centro medico avanzato. Hanno gestito ferite minori e trasferito i casi più importanti all’ospedale Al Shifa a Gaza. MSF ha donato soluti, compresse, guanti e materassi perché mancavano i letti. Ora si stanno curando i feriti del conflitto in aggiunta ai pazienti normali, con malattie croniche. I reparti sono sempre pieni e le famiglie di sfollati vanno a dormire li la notte. Durante il giorno, gli sfollati approfittano del cessate il fuoco per recuperare tra le macerie delle loro case i loro oggetti personali. Li vediamo nelle strade con buste di plastica, cuscini. 

Gli sfollati vivono anche nelle scuole, nei negozi che i proprietari aprono ai loro parenti. Altri sono ammassati negli appartamenti. La gente ci mostra le loro case, o meglio quello che è rimasto. E’ straziante ma cosa possiamo fare? Ci vorranno anni per ricostruire tutto.

Oggi è tranquillo. Ci sono solo droni che ruotare sulle nostre teste, incessantemente, in tempo di pace e di guerra. Giorno e notte, senti continuamente il loro ronzio.”

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