Gaza MSF offre sostegno medico e psicologico alle popolazioni più esposte alla violenza

Da un anno, Medici Senza Frontiere lavora a Gaza con un programma mobile di sostegno medico e psicologico per le persone più vulnerabili che risiedono vicino ai luoghi dei combattimenti, alle colonie e ai campi militari e che soffrono di disturbi legati alla violenza, in particolare i bambini di meno di 12 anni.

La chiusura dei territori e i continui controlli, la difficoltà negli spostamenti, la vista dei combattimenti o di episodi violenti e l’esposizione quotidiana agli spari e ai bombardamenti hanno considerevolmente peggiorato le condizioni di vita delle famiglie che risiedono nella striscia di Gaza. “Questa situazione genera degli stati di stress psicologico acuto che richiedono un intervento rapido e specifico. La situazione attuale è per tutti più grave e più traumatizzante della prima Intifada,” spiega il dott. Christian Lachal, psichiatra.

Siamo andati a trovare una giovane donna incinta di tre mesi,” racconta il dott. Pierre-Pascal Vandini. “All’interno della sua casa erano state lanciate delle bombe lacrimogene. La famiglia è stata presa dal panico ed è uscita dalla finestra: lei, suo marito e i loro due bambini. Alla prima visita, non riusciva ad alzarsi, aveva paura di essere paralizzata e si preoccupava del bimbo nel suo grembo.

Avvenimenti del genere provocano disturbi fisiologici (paralisi parziali e temporanee) e psicologici: collera, angoscia, paura di essere stato avvelenato, disturbi della nutrizione.. Una consultazione medica permette di diagnosticare e di curare i disturbi fisiologici. Nello stesso tempo, lo psicologo può iniziare un lavoro terapeutico che permette ai pazienti di esprimere la loro paura, di trattare i loro traumi e di ridurre lo stress. Così, questa giovane donna che non osa uscire di casa per la paura di ritrovarla distrutta, sarà seguita e sostenuta regolarmente da una equipe mobile composta da uno psicologo e da un medico.

In Cisgiordania è in corso una missione di valutazione presso gli abitanti della “città vecchia” di Hebron che subiscono un coprifuoco quasi permanente.

Le equipe di Medici Senza Frontiere sono presenti in Cisgiordania dal 1994. Sono state rafforzate dall’inizio dei combattimenti, nell’ottobre 2000. All’inizio, i programmi si sono orientati verso il sostegno alle equipe chirurgiche palestinesi (donazione di kit chirurgici) per aiutarle ad affrontare l’afflusso massiccio di feriti, visto che la gestione medica era già ben organizzata. Di fronte alla gravità dei traumi subiti dalla popolazione nelle zone colpite dalla violenza, la gestione psicologica delle famiglie è stata identificata come una emergenza. Attualmente 10 volontari dell’associazione sono presenti in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.

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