Genocidio in Ruanda – Il dibattito e i dilemmi di MSF

Sul sito www.speakingout.msf.org il primo caso studio “Il Genocidio dei Tutsi ruandesi, 1994” descrive la reazione di MSF quando si è trovata di fronte allo sterminio sistematico dei Tutsi ruandesi tra l’aprile e luglio del 1994. Si stima che in 100 giorni 800.000 persone abbiano perso la vita. La lenta reazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel definire questo massacro “genocidio” ha ritardato l’intervento di dieci settimane mentre centinaia di migliaia di ruandesi perdevano la vita. 

“Lo studio rivela pubblicamente quali furono i limiti, i dilemmi e i dibattiti interni delle équipe MSF, sia sul campo che nei centri decisionali, in uno dei momenti più strazianti nella storia dell’azione umanitaria di Medici Senza Frontiere” dice la dott.ssa Joanne Liu, Presidente Internazionale di MSF “Descrive i nostri tentativi di rispondere, reagendo pubblicamente alla situazione”. 

In molte occasioni, MSF ha fatto sentire la propria voce con forza, cercando di spingere gli Stati a fermare lo sterminio della popolazione Tutsi, invece di usare “l’aiuto umanitario” come alibi per l’inazione. Il 17 giugno 1994 MSF ha richiesto un intervento armato, dichiarando: ‘Non potete fermare un genocidio con i dottori’ ”. 

Questi casi studio sono un insieme di rapporti interni dal campo, articoli di giornale, trascrizioni dalle testimonianze di personale MSF e video realizzati da MSF e dai media. Illustrano le dinamiche, i dilemmi e le posizioni contrastanti, sottolineando la risposta umanitaria di MSF alla crisi in Ruanda. Queste alcune delle domande più profonde che MSF si trovò di fronte in quel periodo:Era accettabile per MSF, come organizzazione umanitaria, restare in silenzio di fronte a un genocidio? Era accettabile richiedere un intervento armato – un’azione che avrebbe potuto portare alla perdita di vite umane, quanto alla loro salvezza? 

Altri tre casi studio, che verranno presto pubblicati, coprono il periodo dal 1994 al 1997, quando le conseguenze del genocidio hanno colpito i rifugiati e le popolazioni ospitanti. Questi casi documentano il dramma che si è sviluppato nei campi in Zaire e Tanzania, quando circa un milione di persone finì sotto lo stretto controllo dei “leader dei rifugiati”, che erano anche responsabili del genocidio, degli abusi commessi dal nuovo regime ruandese durante e dopo il genocidio, della persecuzione e delle uccisioni dei rifugiati in Zaire ad opera delle forze ribelli sostenute dall’esercito ruandese. 

“Questi casi studio ruandesi analizzano dinamiche interne ad MSF e le sfide operative in risposta al genocidio, ma ci ricordano anche che non dovremmo mai dimenticare coloro che ne sono stati direttamente colpiti, incluse le diverse centinaia di persone dello staff ruandese MSF rimaste uccise, di cui ancora oggi l’organizzazione porta il cordoglio” dice la dr. Liu. 

I casi studio vengono pubblicati nell’ambito di un progetto che rivela uno sguardo inedito all’interno delle decisioni di MSF durante le più grandi crisi umanitarie degli ultimi 40 anni.

Leggi i casi studio sul sito www.speakingout.msf.org

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