Aperto centro di trattamento Covid-19 nel campo rifugiati di Zaatari

Aperto centro di trattamento Covid-19 nel campo rifugiati di Zaatari

Dopo un graduale allentamento delle misure restrittive che da giugno scorso ha portato ad un nuovo aumento dei casi in Giordania, il Coronavirus ha raggiunto Zaatari, il campo rifugiati più grande del paese che attualmente accoglie 76.000 siriani.

Abbiamo ricevuto i primi 7 casi nel centro da 30 posti letto creato nel campo dove, in collaborazione con il Ministero della Salute giordano, le autorità locali e altre organizzazioni, fornisce cure mediche ai pazienti con sintomi lievi o moderati.

Stiamo monitorando la situazione sanitaria nel campo di Zaatari già da marzo, perché qui il virus potrebbe diffondersi molto velocemente. In un campo sovraffollato è molto difficile seguire semplici misure di prevenzione come l’igiene delle mani, l’uso della mascherina o il distanziamento fisico. Gemma Dominguez Capomissione MSF in Giordania

Il primo caso di Covid-19 è stato registrato in Giordania a marzo scorso ma dopo l’adozione di coprifuoco, lockdown, la chiusura di porti e aeroporti per contenere la diffusione del virus, il graduale allentamento di queste misure durante l’estate ha portato a un nuovo aumento dei casi nel paese, che attualmente si attestano a più di 55.000 con oltre 600 morti.

La paura di contrarre il virus in un contesto già complicato

La condizione già difficile dei rifugiati del campo di Zaatari, allestito nel 2012 al confine con la Siria e dove sono confluite migliaia di persone che da anni vivono lontano dalle proprie case, sta peggiorando per l’arrivo del Covid-19 e le restrizioni adottate per limitarne la diffusione.

Limitazioni di movimento e coprifuoco hanno imposto la chiusura dei negozi e non consentono alle persone di lasciare il campo per andare a lavorare.

A volte persone che hanno sintomi riconducibili al Covid-19 preferiscono non dirlo. Hanno paura di dover rimanere in isolamento e stare lontano dalle loro famiglie. Una madre di quattro bambini, preoccupata per i suoi figli e per cosa sarebbe stato di loro se lei fosse stata messa in isolamento, mi ha chiesto ‘Cosa succederà ai miei figli e chi si prenderà cura di loro se il virus ci separerà?’ Ahmed Sabah Medico MSF a Zaatari

Majd, un uomo siriano di 23 anni, solo dopo giorni di febbre e spossatezza si è recato al centro di cura e ora è in attesa dei risultati del test per il Covid-19.

Sono all’ospedale di MSF da due giorni. Non ho tosse né raffreddore, avevo solo una febbre persistente ma ora è passata. Sto aspettando i risultati del test, se è positivo dovrò restare qui per essere curato. Ma non sono preoccupato, è qualcosa che non posso controllare ma so che Dio mi aiuterà.Majd Rifugiato siriano del campo di Zaatari

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