Naufragio in Grecia: fornita assistenza psicologica ai superstiti

Naufragio in Grecia: fornita assistenza psicologica ai superstiti

Naufragio in Grecia: nella notte tra il 13 e il 14 giugno un peschereccio su cui viaggiavano centinaia di persone è naufragato al largo del Peloponneso. Medici Senza Frontiere è riuscita a fornire assistenza psicologica ai superstiti.

Il governo greco ha fatto sapere che nel naufragio sono morte circa 80 persone ma il numero delle vittime è molto più alto: si stima che a bordo dell’imbarcazione ci fossero tra le 400 e le 750 persone, mentre i sopravvissuti soccorsi sono 104. È il naufragio che ha causato più morti in Grecia da una decina d’anni a questa parte.

L’intervento di MSF

Un nostro team ad Atene ha fornito assistenza psicologica ad alcuni dei sopravvissuti del naufragio di Pylos.

Venerdì mattina circa 70 dei 104 sopravvissuti al naufragio sono stati trasferiti dal porto di Kalamata al RIC (Centro di accoglienza e identificazione) di Malakasa, alla periferia di Atene.

Sono tutti uomini e tra loro ci sono 8 minori non accompagnati, sono tutti molto provati dal punto di vista fisico e psicologico.

Durante la traversata di 6 giorni in mare hanno riferito di avere avuto pochissimo cibo da mangiare, e oltre ad essere caduti in mare e aver rischiato la propria vita, tutti loro hanno perso amici, parenti e compagni di viaggio. Alcuni di loro hanno perso l’intera famiglia e c’è chi racconta di aver visto sfuggire dalle proprie mani la mano del compagno di viaggio per poi non rivederlo mai più. Un nostro team è stato nel campo di Malakasa per fornire a queste persone un immediato supporto psicologico”. Duccio Staderini
Capomissione di MSF per la Grecia e i Balcani

Secondo alcuni dei sopravvissuti, a bordo c’erano circa 350 persone provenienti dal Pakistan e solo 12 sono sopravvissute. I pazienti hanno anche confermato ai nostri team che a bordo c’erano molte donne e bambini.

Ai nostri psicologi, in molti hanno raccontato gli orrori vissuti in Libia: torture, percosse, detenzioni nel deserto per giorni e settimane senza cibo né acqua. Un giovane siriano ha detto che desiderava morire ogni singolo giorno mentre si trovava lì.

Condividi con un amico