I dimenticati dei Balcani.

 

I serbi vivono in ex alberghi, ex motel o in scuole abbandonate. MSF li sostiene quotidianamente e li aiuta nella ricerca di soluzioni più a lungo termine. Dal gennaio 2006 queste attività passeranno a Nexus, una nuova ONG creata dallo staff locale di MSF.

Dal 1999 oltre 250.000 persone di etnia serba sono fuggite dal Kosovo. La maggior parte di queste sono state cacciate via come ritorsione dopo anni di dominazione serba. Altre se ne sono andate nel marzo del 2004, a seguito dei disordini provocati dagli albanesi del Kosovo che hanno bruciato case, terreni e chiese dei serbi.

Nel distretto di Pcinja, nel sud della Serbia, circa 6.000 sfollati vivono ancora nei centri collettivi. Da quando il governo serbo ha deciso di chiudere questi centri, MSF, con il suo progetto psico-sociale, sostiene le famiglie nel processo di reinserimento, facendole tornare nel Kosovo o insediandole in Serbia.

Questo sostegno consiste prevalentemente nel guidare le persone attraverso il dedalo della burocrazia. Nel frattempo prosegue il lavoro intensivo all’interno dei centri. I nostri team lavorano in 15 centri nelle città di Vranje, Vransjka Banja e Bujanovac, nei quali vivono 260 famiglie, pari a 900 persone.

A sei anni dalla guerra, gli sfollati serbi vivono ancora in condizioni terribili all’interno dei centri collettivi.

I centri collettivi sono sovraffollati, sporchi, senza un minimo di privacy. Spesso due o tre generazioni devono condividere pochi metri quadrati. A Vransjka Banja, il Vila Balkan Hotel è una specie di metafora della vita dei suoi abitanti. L’intonaco delle pareti si stacca anno dopo anno, le perdite d’acqua corrodono il pavimento, la manutenzione è minima e le stanze sono piccolissime.

 

È in una di queste minuscole stanze al primo piano che la moglie di Aca ha vissuto i suoi ultimi sei mesi di vita. E’ morta da poco e adesso Aca vive con suo figlio, che ha 40 anni. Questo terribile evento li ha per un attimo distolti dalle incertezze sul come andare avanti. Torneranno a Prizren nel Kosovo per ricostruire la loro casa? Si stabiliranno in Serbia?

Dusica Peric, assistente sociale di MSF, spiega che “la gente non sa a chi chiedere aiuto ed è completamente persa. Ha la sensazione di trovarsi nel vuoto, di non avere un posto in cui andare”.

Come molti altri sfollati Aca, oberato da continue incertezze e paure, ha perso la capacità di proiettarsi nel futuro. La violenza etnica nel Kosovo, la lenta e severa burocrazia serba: questi sono gli ostacoli apparentemente insormontabili che, ironia della sorte, rendono la disperazione del centro collettivo l’unica alternativa possibile.

Da sotto il materasso, Aca tira fuori un foglietto del dottore che illustra un successo ottenuto dal team di MSF: creare un collegamento tra i centri sanitari della regione e la popolazione sfollata. Un addetto del team di MSF lo aiuta a capire il contenuto del foglietto e conferma che il dottor Lilly, il medico di MSF, passerà in settimana.

MSF aiuta Aca anche nella sua richiesta di pensione d’invalidità. Ha dei problemi all’anca. La procedura è complessa e il compito più difficile è quello di trovare una testimonianza scritta della sua vita lavorativa nel Kosovo. Gran parte degli archivi sono stati trasferiti o distrutti in seguito alla guerra.

Nei centri collettivi le cure di igiene mentale sono quasi inesistenti.

Aca trascorre molte ore nella sala attività di MSF giocando a scacchi con i suoi compagni di sventura. La sala attività ospita anche una serie di laboratori settimanali: dal lavoro a maglia ai corsi di cucina, attività per madri e bambini e per adolescenti. I giochi didattici danno alle persone la possibilità di condividere le loro esperienze in modo informale, al di fuori dei centri collettivi.

Affrontare i problemi di igiene mentale è fondamentale per una popolazione così vulnerabile. Purtroppo questo tipo di supporto non è sufficiente per far fronte alle enormi necessità della popolazione. Ad esempio, i pazienti psichiatrici sono spesso lasciati a loro stessi. Le persone affette da problemi mentali minori, come l’ansia, passano quasi sempre inosservate.

Jean-Yves Penoy, coordinatore del progetto a Vranje, evidenzia che “nella regione esistono i servizi di igiene mentale cui è consentito l’accesso agli sfollati, ma in realtà i problemi di coordinamento rappresentano un forte ostacolo all’accesso. MSF fa da collegamento quotidiano tra i beneficiari e le istituzioni locali”.

In più, in collaborazione con l’Istituto nazionale per l’igiene mentale, MSF organizza dei training per i medici locali affinché possano individuare gli eventuali problemi di igiene mentale dei loro pazienti.

Rimettere in contatto le persone con le istituzioni e con la società in generale è l’obiettivo principale di MSF nella Serbia meridionale e in futuro questo sarà l’obiettivo di Nexus.

Come Aca*, migliaia di persone sono state rifiutate da due società, con la violenza o con l’abbandono, e sono ignorate dal resto del mondo. Per i dimenticati dei Balcani, ogni lettera scritta per loro conto, ogni istanza che viene presentata e ogni fasciatura che viene controllata è una prova fondamentale che qualcuno si interessa a loro.

* il 28 novembre 2005 Aca è morto di cancro allo stomaco.

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