Il signor Wang – La forza di un paziente

Indossa sempre un cappello e un caldo sorriso sulla faccia abbronzata. Sta seduto nella sala d’attesa della clinica per la cura dell’HIV/AIDS di MSF a Xiangfan, nella provincia di Hubei, legge libri e riviste tutti i giorni. Però non è in attesa di medici o di infermieri ma di malati di HIV/AIDS e dei loro familiari.

Il signor Wang viveva in un villaggio nella regione di Henan, prima di iniziare una nuova vita a Xiangfan. Dà il benvenuto a tutti i malati che arrivano alla clinica con un entusiastico “Buon giorno !”. Un saluto così semplice, un sorriso o un abbraccio hanno un grande significato e mettono i pazienti a loro agio.

I pazienti di HIV/AIDS sono fortemente discriminati” dice il signor Wang con intensità. “Se la gente viene a sapere che qualcuno ha l’AIDS, lo tiene a distanza. Nessuno osa avere contatti o parlare con lui, perché ha paura di venire infettato… Dobbiamo aiutare i malati a continuare a vivere all’interno della comunità. Anch’io sono stato contagiato, perciò per me è più facile parlare con i malati“.

Diversi anni fa, molti abitanti dei villaggi in Cina, come il signor Wang, si guadagnavano da vivere vendendo il loro sangue. Sapevano ben poco dei rischi dell’HIV, e molti sono diventati sieropositivi a causa delle pratiche rischiose utilizzate. Nell’ottobre del 2003, il signor Wang ha accompagnato sua moglie, anche lei infettata dal virus, alla clinica di MSF in cerca d’aiuto. Purtroppo la moglie è morta alla fine dell’anno. A febbraio di quest’anno, il signor Wang ha accettato l’invito di MSF di dare sostegno e assistenza agli altri malati di HIV/AIDS.

Oltre alle cure mediche, è importantissima anche l’assistenza psicologica ai malati di HIV/AIDS“, dice il signor Wang. Spiega che molte persone, inclusi gli stessi malati, non sapevano come si trasmette la malattia. Sanno solo vivere nella paura. Quello che li sconvolge di più è la discriminazione da parte della comunità, perfino da parte dei propri familiari.

Il signor Wang ci racconta la storia di un ragazzo:

E’ molto giovane, solo 29 anni. Era ricoverato in un ospedale per le malattie infettive di Xiangfan. I suoi genitori erano morti. Aveva un fratello più grande ma non lo aveva più visto da quando si era ammalato di HIV/AIDS. Era sconvolto e depresso.
Un giorno, all’inizio di marzo, era disperato, e pensò che per lui non c’era più speranza. Decise di lasciare l’ospedale e di interrompere le cure. All’epoca, era gravemente malato. Tuttavia, siccome i malati hanno il diritto di decidere se continuare o meno la cura, MSF non aveva potuto fermarlo. MSF gli dette una mano e lo fece trasportare a casa, in quanto era troppo debole per viaggiare da solo.
La sua casa si trovava in cima alla collina e non c’erano strade per arrivarci. Me lo sono caricato sulle spalle e l’ho riportato a casa. Dopodiché nessuno si è preso cura di lui e suo fratello non è andato nemmeno a trovarlo. Era solo. Un giorno, ha bruciato per errore la casa, che è andata distrutta. Non c’era nessuno ad aiutarlo. A metà marzo ha telefonato a MSF e ha chiesto di essere riportato in ospedale.
Ora si trova all’ospedale delle malattie infettive. Anche se si è un po’ ripreso, dopo quasi un mese di cure, suo fratello non si è fatto vedere. Spera ancora che succeda qualcosa che gli cambi la vita…”.

Un mese dopo che il signor Wang ci aveva raccontato questa storia, il ragazzo è morto. MSF lo ha assistito con cure palliative in ospedale, ed è morto dignitosamente, senza soffrire.

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