L’incriminazione del presidente sudanese da parte della Corte Penale Internazionale

Con riferimento all’incriminazione da parte della Corte Penale Internazionale del Presidente del Sudan Omar al-Bashir, riteniamo che ci sia molta confusione, deliberatamente provocata o derivante dalla mancanza di informazioni corrette, tra il ruolo degli stati che hanno ratificato lo statuto della Corte Penale Internazionale, le Nazioni Unite e le attività di organizzazioni umanitarie indipendenti come Medici Senza Frontiere (MSF).

Dobbiamo affermare chiaramente che, nel rispetto delle autorità giudiziarie e dei trattati internazionali, come pure delle competenze e del mandato della Corte Penale Internazionale, MSF rimane un’organizzazione che lavora direttamente sul campo, formata da medici professionisti che forniscono assistenza sanitaria e portano soccorso alle vittime di conflitti, epidemie o catastrofi. MSF è indipendente da tutte le strutture e da tutti i poteri, siano essi politici, religiosi, economici o giuridici.

Dopo la creazione della Corte Penale Internazionale, tutte le sezioni di MSF hanno adottato una politica interna vincolante che prevede l’astensione da qualsiasi cooperazione con la Corte Penale Internazionale. Questa politica si basa sul principio che l’attività umanitaria deve rimanere indipendente dal rischio di pressioni politiche e giudiziarie al fine di poter essere in grado di portare avanti l’azione medica e l’assistenza alle popolazioni in situazioni di difficoltà e di violenza. Questa politica è stata presentata e spiegata alla Corte Penale Internazionale in modo da assicurarsi che MSF non sia chiamata a dare informazioni e testimonianze a tali organi giudiziari.

Per accedere alle vittime durante una crisi umanitaria, occorre dialogare con tutte le parti coinvolte nel conflitto per assicurarsi che queste rispettino il lavoro e la sicurezza degli operatori umanitari. Non esitiamo a rendere pubbliche le crisi o le violenze inflitte alle popolazioni che abbiamo di fronte, in particolare quando la loro situazione non è conosciuta e noi cerchiamo di trattare sempre in piena trasparenza con tutte le parti interessate. Questo è ciò che abbiamo fatto con coerenza fin dall’inizio della crisi in Darfur.

Noi non abbiamo collaborato o inviato informazioni alla Corte Penale Internazionale e, come regola, non commentiamo le sentenze. Restiamo sempre indipendenti e imparziali, condizioni entrambe indispensabili per il prosieguo del nostro lavoro medico sul campo. Ci appelliamo a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché rispettino e facilitino la nostra attività medica che è essenziale per la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone oggi in Darfur.

Christophe Fournier
Presidente internazionale di Medici Senza Frontiere

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