La sfida di MSF in Sudafrica

Medici Senza Frontiere lavora nel Paese da undici anni e cura i pazienti affetti da HIV/AIDS somministrando farmaci antiretrovirali (ARV) a Khayelitsha, baraccopoli di mezzo milione di abitanti, poco distante dall’aeroporto di Città del Capo.

MSF ha in cura 11 mila pazienti solo in questo progetto, dove è stato sviluppato un modello di collaborazione con le autorità sanitarie locali poi esportato anche in altre parti del paese. MSF gestisce anche progetti di assistenza medica agli immigrati (a Musina e Johannesburg) che sempre più numerosi cercano di entrare in Sudafrica dalle nazioni confinanti, in particolare dallo Zimbabwe, nella speranza di una vita migliore che poi spesso si traduce in una realtà fatta di emarginazione, povertà estrema ed esclusione socio-sanitaria.

MSF lo ha denunciato in un rapporto (“No Refuge, Access Denied: Medical & Humanitarian Needs of Zimbabweans in South Africa”, giugno 2009) in cui si evidenziano i rischi per la salute di queste persone estremamente marginalizzate in Sudafrica. A distanza di un anno nulla è cambiato e la situazione è rimasta la stessa.

 

MSF negli anni Novanta aveva aperto e sviluppato un progetto rivolto ai malati di AIDS, portando avanti un’azione forte di lobbying verso le autorità sanitarie del paese inizialmente scettiche sull’utilizzo degli antiretrovirali e verso l’approccio medico propugnato dalla comunità scientifica internazionale. Proprio Mandela diede una grande mano a MSF quando visitò il progetto di Khayelitsha in questo clima e quando indossò, davanti alla folla e alle telecamere che lo seguivano, la maglietta pensata per la campagna di sensibilizzazione e di lotta allo stigma dell’AIDS, recante la scritta “HIV Positive”. Con questo semplice gesto il vecchio Madiba aveva ribadito davanti a tutto il mondo che l’AIDS esisteva, andava combattuto e lo si doveva fare con le cure ARV.

Ad undici anni di distanza la situazione è cambiata, ma lo stesso non si può dire per i bisogni: si stima che il 18% della popolazione sia sieropositivo, e che la coinfezione tubercolosi TBC–HIV, sia la prima causa di mortalità tra i pazienti affetti. Oltre un milione di persone non ha accesso alle cure antiretrovirali.

 

Per accendere un riflettore su questo tema, MSF durante i mondiali, ha organizzato una partita di calcio del tutto speciale. Il 2 luglio nel Newton Park di Johannesburg, si sfideranno pazienti affetti da HIV contro staff di MSF. L’evento sarà l’occasione per parlare di questi temi e per dimostrare che i malati di AIDS possono condurre una vita dignitosa, a patto che il resto del mondo non si dimentichi di loro. 

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