Gaza: La violenza non ha religione

Da quando è iniziata la guerra, diversi membri palestinesi dell’équipe MSF a Gaza si sono rifugiati nei nostri uffici, dove si sentono sicuri e trovano un po’ di conforto, sostenendosi l’un l’altro. Sono addolorati perchè non sono in grado di proteggere i propri figli e sono storditi dalla violenza con cui viene bombardata Gaza. Si sentono in trappola, rassegnati. Uno di loro condivide con noi i suoi pensieri. 

“Il primo giorno di guerra mia moglie e i miei due figli sono andati dai suoceri. Io, invece, ho deciso di stare qui nell’ufficio di MSF. Mia figlia ha due anni e mezzo ed è molto spaventata. Quando sente le esplosioni vomita e, a volte, rimane ore senza parlare. Mio figlio ha tre anni, ma si comporta come se nulla stesse accadendo. 

Anch’io ho paura. Quando sono qui in ufficio, è tutto ok. Sto insieme ai colleghi, discutiamo, beviamo un caffè. Non appena esco fuori, invece, è terribile, una tragedia. Oggi sono tornato a casa a prendere alcune cose e, mentre ero in macchina, il mio cuore batteva forte per la paura. Ho vissuto i conflitti precedenti, ma per me questo è di gran lunga il peggiore. Non ho mai assistito a bombardamenti così intensi e vicini, che possono essere sferrati ovunque da un momento all’altro. 

Non voglio che i miei figli versino il loro sangue, non una goccia, non un graffio. Non c’è niente di peggio della guerra. Qualunque cosa accada, sarà una sconfitta, perché abbiamo perso i nostri figli. Case e automobili non contano, i bambini sono molto più preziosi. Se i soldati muoiono in guerra, è triste, ma  è una  loro scelta. I bambini non hanno fatto una scelta, sono innocenti. 

Se non posso proteggere la mia famiglia, allora come posso proteggere il mio paese? Io appartengo al mio paese, lo amo, ma non ciecamente. Penso che sia necessario essere giusti ed equi, senza cadere in estremismi. Voglio che la guerra finisca. La violenza non ha religione. Tutte le religioni sono per la pace. Credo nella pace, sinceramente”. 

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