Daniel Fiandero lavora come “Medical Focal Point” nel Complexo do Alemão, a Rio de Janeiro, in Brasile, dove MSF fornisce cure mediche di base ad una comunità che ha grandi difficoltà ad accedere a servizi medici. La clinica è aperta sette giorni su sette. 
Cosa ha portato MSF ad aprire un progetto a Rio de Janeiro? Il progetto è stato una risposta ad alcuni momenti di acuta violenza nel maggio/giugno del 2007 all’interno della favela chiamata Complexo do Alemão, a Rio de Janeiro. Durante questi episodi di violenza ci sono stato molti spari, che hanno impedito alle persone di accedere ai servizi sanitari, alle scuole o qualunque altro servizio – era tutto chiuso. La clinica è stata messa su per offrire assistenza medica alle persone direttamente colpite dalla violenza, come per esempio le persone colpite da pallottole vaganti e coloro che manifestavano problemi di salute come conseguenza della violenza. Lavoriamo all’interno della comunità e adesso che la situazione si sta calmando, forniamo anche assistenza più generica. Al momento riceviamo una media di 200/250 persone alla settimana.
Che tipo di servizi fornisce il vostro progetto alla popolazione di Complexo do Alemão?
La nostra priorità sono le emergenze, specialmente le emergenze legate a traumi violenti. In questi casi, stabilizziamo i pazienti nel pronto soccorso di MSF e poi li trasferiamo per cure specializzare; la nostra equipe medica li prende in carico nei casi in cui il trasferimento in altre strutture non sia possibile. Quello che non facciamo è seguire i problemi cronici, come il controllo del diabete o dell’ipertensione, perché per questi problemi c’è già un sistema funzionante nelle strutture del governo. Lo stesso vale per l’HIV e la tubercolosi. Abbiamo un protocollo per monitorare I problemi acuti che devono essere trattati sul momento e i casi più cronici sono trasferiti nei luoghi appropriate. Dal momento che questa comunità è sotto molto stress a causa della violenze a cui è esposta, i servizi psicologici sono diventati altrettanto importanti. La clinica di MSF ha psicologi locali che forniscono consultazioni psicologiche ai pazienti su base giornaliera. Riceviamo spesso pazienti che vengono lamentando sintomi che possono essere in realtà causati dallo stress psicologico. Il servizio psicologico si sta dimostrando molto utile per la comunità.
Ci sono altre strutture sanitarie in questa zona?
La clinica di MSF è l’unica struttura medica dentro i confini della favela. E’ un’area isolate dal resto di Rio. Le barriere fisiche – barre di metallo fissate al terreno per rendere l’accesso difficile – rendono i metodi convenzionali d’intervento medico praticamente impossibile; la polizia non può entrare, le ambulanze non passano nei vicoli stretti; la comunità è letteralmente tagliata fuori. Al di fuori della favela ci sono strutture sanitarie, ospedali e servizi ambulatoriali, ma dentro nessuno di questo servizi è disponibile.
Quali sono le sfide più grandi che MSF deve affrontare in questo progetto?
Ci sono molte sfide in questo progetto, quasi tutte hanno a che vedere con la natura isolate della comunità. All’interno della comunità siamo molto apprezzati; sono tutti molto grati della nostra presenza, ci danno il benvenuto, vorrebbero che facessimo anche di più. Dal punto di vista dell’accettazione da parte della comunità, la situazione non è difficile, ma è una postazione difficile in ogni caso perché siamo tagliati fuori dal mondo esterno.
Com’è arrivata MSF a stabilirsi nella comunità?
Si tratta di un processo continuo. L’equipe fa molti sforzi per stabilire contatti con i capi comunità e questo ha portato ad una relazione positiva. E’ importante spiegare sempre cosa facciamo, perché siamo qui e il modo in cui lavoriamo. Abbiamo anche preso personale locale dalla comunità staff inclusi che ci aiutano anche a capire e conoscere la comunità. Questi mediatori organizzano discussioni giornaliere nella comunità, incontri sociali e fanno anche educazione alla sanità, che include anche spiegazioni sui nostri servizi.
