Liberia gli ospedali improvvisati da MSF ormai al limite

Monrovia (Liberia), 27 giugno 2003. A Monrovia, le poche strutture sanitarie ancora funzionanti sono ormai giunte al limite. Medici Senza Frontiere (MSF) ha trasformato due dei suoi compound, nella zona di Mamba Point, in due ospedali per le emergenze con attrezzature per il ricovero dei pazienti. La maggior parte delle persone che arrivano sono civili con ferite provocate da proiettili vaganti o da schegge di granata.

I nostri compound sono stracolmi. Non erano predisposti per diventare ospedali, ma stiamo cercando di fare del nostro meglio,” dichiara la dottoressa Nathalie Civet da una delle basi di MSF. “Cerchiamo di far fronte all’emergenza. Una delle cose più tristi è che dobbiamo dimettere persone con i sintomi del colera perché non possiamo costruire un centro di isolamento nel nostro compound.”Anche oggi il team non è riuscito a raggiungere il centro per la cura del colera dall’altra parte della città, che nella sola giornata di martedì aveva ricoverato 111 nuovi pazienti.

Da quando, all’inizio di questa settimana, gli scontri sono riesplosi nelle strade di Monrovia un costante flusso di feriti è venuto a chiedere assistenza medica ai team di MSF rimasti in città. Nel compound dove lavora il dottor Civet, 150 feriti sono arrivati nella sola giornata di mercoledì a altri cinquanta ieri. A causa dell’intensità degli scontri avvenuti la notte scorsa, MSF si aspetta nuovi ricoveri nella giornata di oggi.

All’inizio di questa settimana, il team ha trasformato le abitazioni di MSF in cliniche. Attualmente è stato allestito un reparto di degenza al piano terra. Al primo piano è stato improvvisato un reparto pediatrico e una sala operatoria.

Iniziano a scarseggiare alcuni strumenti chirurgici. Inoltre, con un consumo di 4.000 litri d’acqua al giorno nell’ospedale improvvisato è ben oltre la capacità del pozzo presente nel compound, unica fonte d’acqua disponibile al momento.

Circa l’80 per cento del lavoro che svolgiamo è di tipo chirurgico,” afferma il dottor Civet. “Stabilizziamo i pazienti e effettuiamo interventi chirurgici di base; per le operazioni più complesse trasferiamo le persone al reparto di chirurgia dell’ospedale JFK, gestito dalla Croce Rossa Internazionale. Ma lì, abbiamo anche dovuto amputare il braccio di un bambino di un anno e mezzo. Mercoledì, tre persone sono morte e abbiamo dovuto cremare I loro corpi sulla spiaggia. Anche ieri sono morte tre persone. In queste condizioni facciamo quello che possiamo, ma davanti agli enormi bisogni della popolazione il nostro lavoro è assolutamente insufficiente.

Ieri, all’interno del compound di MSF, sono nati quattro bambini con parto cesareo. Questo episodio ha portato piccoli momenti di gioia al team, ai pazienti e ai familiari nonostante la drammatica situazione.

MSF chiede alle parti in conflitto di rispettare i diritti della popolazione civile, garantendo l’accesso alle strutture sanitarie, e di proteggere e salvaguardare le organizzazioni umanitarie impegnate a rispondere ai bisogni della popolazione.

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