Niger: vaccinare contro la meningite ma anche curare i pazienti

Se non curata, la meningite è mortale in più della metà dei casi.Nel distretto di Magaria dove Medici Senza Frontiere (MSF) ha appena cominciato a vaccinare circa 500 mila persone, le equipe mediche si accertano che le persone malate ricevano in tempo le cure necessarie.

Claude Mahoudeau ci racconta il loro lavoro, un’attività meno spettacolare della vaccinazione ma essenziale per combattere la meningite.
 

Villaggio di Yékoua, dintorni di Magaria

Le due sale accanto al centro di salute del villaggio sono appena state pulite dall’equipe di MSF per ricevere eventuali pazienti, quando l’infermiera, Madame Souéba, ci raggiunge: “È appena arrivato un malato e gli ho dato il trattamento”, ci informa. “È il secondo caso di meningite da questa mattina. Fortunatamente abbiamo ricevuto questo nuovo medicinale – la Ceftriaxonina, un farmaco molto efficace. Questo mi tranquillizza per tutti i miei pazienti”.

Di fatto, la distribuzione di questi trattamenti e la formazione adeguata del personale sono delle attività fondamentali. “È questo che salva le persone”, insiste Nico Heijenberg, medico di MSF responsabile dell’intervento a Magaria, durante il briefing dei nuovi arrivati dell’equipe. “Le persone non vedono altro che il vaccino. È vero che è ciò che permetterà di fermare l’avanzare dell’epidemia, ma senza una presa in carico d’urgenza dei pazienti malati di meningite, questa diventerà una catastrofe in termini di vite perdute.

Un uomo con una giovane ragazza che sembra priva di sensi tra le braccia scende gli scalini del centro di salute. Distende la ragazza, sempre incosciente, sopra una stuoia sotto una zanzariera. Il caldo è insopportabile, più di 40 gradi all’ombra, e la polvere penetra dappertutto. È la stessa polvere che irrita le vie respiratorie e apre le porte al meningococco responsabile della malattia. “Sono il suo insegnante”, ci dice l’uomo, mentre continua a bagnare la fronte della ragazza che continua a non reagire. “Ieri non aveva niente e questa mattina è in uno stato d’incoscienza. Arriviamo da Toubé, un villaggio a 14 km da qui e la strada è stata lunga.”
 

Qui le persone conoscono bene il chankarow, la meningite

Il villaggio di Toubé, ne veniamo a conoscenza in seguito, non è stato fornito di medicinali contro la meningite dall’equipe di MSF. Non c’è in effetti un centro di salute, condizione indispensabile per potere somministrare questi medicinali da iniettare. In queste zone rurali, è frequente per gli abitanti dover camminare per più di cinque km per trovare una clinica, ciò limita in buona parte l’accesso a cure adeguate. Fortunatamente, a Toubé, nonostante il padre della ragazza fosse partito per lavorare in Nigeria, gli abitanti si sono subito organizzati per trasportare la giovane malata. Qui le persone conoscono bene il chankarow – meningite in lingua Haoussa – che indica colui che non può muovere la testa. Un segnale infallibile.

A Yékoua, un villaggio ad un’ora abbondante di strada a ovest di Magaria, città principale del distretto, una delle due equipe di MSF incaricate dell’assistenza medica era passata qualche giorno fa per verificare se ci fossero malati, per raccogliere informazioni sulle persone già ricoverate e per lasciare medicinali. Oggi, mentre il numero di persone colpite dalla malattia sta aumentando, Madame Souéba vorrebbe rivedere prima possibile l’equipe di MSF e il suo dottore. L’equipe promette di comunicarlo la sera stessa al centro di salute di Magaria. Con buone possibilità, una delle due equipe che si divide la responsabilità di seguire i quattordici centri di salute del distretto, ha pianificato un passaggio verso l’ovest di Magaria. Da parte sua, Madame Souéba oggi non ritiene necessario trasferire nessuno dei suoi pazienti all’ospedale di Magaria. Quando lasciamo Yékoua il sole è già basso nel cielo.
 

Cercando le persone malate fin dentro i villaggi

Il giorno seguente, tre equipe si recano per delle vaccinazioni a Yékoua, dove si attendono 5 mila persone. All’alba l’equipe del dottor Simon si mette in strada. Fanno una piccola deviazione al centro di salute di Magaria. Un bambino è stato portato durante la notte, in stato di incoscienza. La puntura lombare è già stata fatta dalla guardia notturna e il trattamento gli è stato somministrato. È ancora molto presto quando ripartiamo per Yékoua. Al centro di salute restano solamente la ragazza di Toubé e un altro bambino che sembra avere ancora dei dolori al collo. “ I dolori impiegano a volte svariati giorni a scomparire”, sostiene Simon che osserva i due giovani pazienti e sembra soddisfatto del loro decorso. “Ora visiteremo Toubé, il villaggio da cui proviene questa ragazza. Potrebbero esserci altri malati”.

Dopo una buona mezz’ora di ricerca, arriviamo nel piccolo borgo già immerso nel caldo mattutino. Il capo villaggio accoglie l’equipe di MSF. Lo staff visita la famiglia della ragazza, interroga la madre che è rimasta con i sette fratelli e sorelle. Non ci sono segni di altre persone colpite dalla malattia. L’equipe riparte così in tutta fretta, la giornata è appena cominciata. Oggi si prevede di supervisionare quattro centri di salute, senza contare le eventuali ricerche in altri villaggi più indietro.

A Yékoua, all’ombra dell’acacia, si è formata la fila per le vaccinazioni e al centro di salute, Madame Souéba è soddisfatta. Ha ricevuto nuovi trattamenti e sa che può contare su Simon, il medico di MSF.
 

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