Panama: nella foresta di Darién per assistere i migranti dalla Colombia

Panama: nella foresta di Darién per assistere i migranti dalla Colombia

Con l’aumentare degli arrivi, abbiamo iniziato a fornire assistenza medica e psicologica ai migranti che attraversano la foresta di Darién per entrare a Panama dal confine con la Colombia.

Chiediamo alle autorità dei due stati di creare percorsi che garantiscano la sicurezza delle persone in transito.

Sono molte le sofferenze che i nostri pazienti devono affrontare a causa del viaggio. Per molti il viaggio dura intere settimane, a volte mesi, e dopo un tragitto lungo ed estenuante è difficile attraversare la foresta di Darién. Abbiamo ascoltato storie terribili di violenza, furti, stupri e attacchi. Chiediamo alle autorità di Panama e della Colombia di garantire la protezione delle persone che transitano nei loro stati”. Raúl López Capo progetto MSF a Panama

Un aumento degli arrivi

A maggio di quest’anno abbiamo iniziato la nostra attività a Bajo Chiquito, la prima città di arrivo per i migranti, e nei centri di accoglienza di San Vicente and Lajas Blancas, dopo aver notato un aumento del numero di persone e aver constatato i loro bisogni medici e psicologici. Il nostro team, composto da medici, infermieri, psicologi e logisti, fornisce assistenza medica e psicologica e supporta le infrastrutture mediche locali.

Negli ultimi mesi a Panama si è registrato un aumento degli arrivi di migranti dalla Colombia attraverso la foresta di Darién. Nei primi 5 mesi dell’anno 15.000 persone hanno percorso questa rotta, un terzo di loro (5.303) solo nel mese di maggio, secondo i dati del Servizio Nazionale della Migrazione di Panama.

Le persone arrivano da Haiti, Cuba, paesi africani francofoni, Pakistan e Yemen. Sono per la maggior parte adulti, ma ci sono anche famiglie con bambini e donne in avanzato stato di gravidanza. A maggio il nostro team ha effettuato 3.390 visite mediche e condotto cinque sessioni psicologiche individuali e altrettante di gruppo in media al giorno.

È una rotta davvero dura, sia per ragioni geografiche che di durata. A seconda che ci si trovi nella stagione secca o in quella delle piogge, si può camminare dai 5 ai 10 giorni”. Raúl López Capo progetto MSF a Panama

“Ci hanno raccontato di casi di violenza e furti e di mancanza di cibo e acqua. Alcuni pazienti hanno visto persone annegare nei fiumi in piena o rinunciare ad andare avanti perché esauste. I problemi di salute più frequenti sono infezioni alla pelle, lesioni agli arti, disidratazione e diarrea. I bambini presentano spesso febbre e soffrono di diarrea e malnutrizione. Inoltre, è scioccante e preoccupante sentire da molte donne che seguiamo racconti di stupri e violenze durante il viaggio” dichiara López di MSF.

Durante i primi 15 giorni di attività a Bajo Chiquito, abbiamo assistito 12 donne violentate qualche giorno prima.

Solo durante il primo giorno di attività abbiamo ricevuto cinque casi di violenza sessuale. I nostri team, con anni di esperienza lungo la rotta migratoria messicana, non avevano mai visto così tanti casi in un solo giorno”. Raúl López
Capo progetto MSF a Panama

 La storia di Ana, vittima di violenza

Le testimonianze da noi raccolte nei rifugi per migranti in Messico confermano gli orrori affrontati da chi attraversa la foresta di Darién. Ana (nome di fantasia), 45 anni, viene da Cuba. Dopo due anni, passati in giro per il Sud America, ha attraversato il confine tra Colombia e Panama.

“Mentre passavamo in un sentiero stretto, abbiamo visto all’improvviso delle persone armate (…) Prima hanno perquisito gli uomini, hanno portato via le nostre cose, scarpe, soldi, telefoni, in cima a una collina, dove c’era un altro gruppo di uomini armati. Poi hanno perquisito le donne.”

Alcune di loro sono state violentate davanti a tutti, senza che potessimo fare niente. Anche io sono stata violentata… questo per me è molto difficile da raccontare (…) Hanno ucciso persone innocenti davanti ai nostri occhi, sono morte dissanguate senza che potessimo fare niente”. Ana Vittima di violenza

(Testimonianza raccolta il 3 giugno in un rifugio nel sud del Messico).

La migrazione non è un crimine

Chiediamo alle autorità della Colombia e di Panama di garantire maggiore protezione durante il viaggio alle persone estremamente vulnerabili.

Lavoriamo da anni con persone in transito. Abbiamo visto come confini, muri e barriere amministrative abbiano un impatto negativo sui migranti e come questi siano esposti alle reti di trafficanti che li sottopongono a violenze e maltrattamenti. Le persone dovrebbero poter transitare tra Colombia e Panama su rotte sicure realizzate dalle autorità, sapendo di essere al riparo da assalti, violenze, furti o aggressioni. Nessuno dovrebbe vivere queste situazioni, la migrazione non è un crimine”. Raúl López
Capo progetto MSF a Panama

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