Repubblica Centrafricana l insicurezza minaccia la vita dei civili e degli operatori umanitari bloccando i soccorsi medici d urgenza.

 

Bangui/Roma, 25 giugno 2007 – Il clima di generale insicurezza che regna in questo momento in Repubblica Centrafricana colpisce gravemente la popolazione civile e gli operatori umanitari che cercano di portarle assistenza. In seguito alla morte violenta della nostra collega Elsa Serfasse lunedì 11 giugno, tutte le attività mediche mobili di Medici Senza Frontiere (MSF) sono state sospese, mentre gli ospedali continuano a essere operativi. Altre organizzazioni umanitarie presenti nella regione hanno fatto lo stesso, paralizzando così l’aiuto alle popolazioni estremamente vulnerabili che vivono al di fuori delle principali località. MSF lancia un appello urgente a tutte le parti in conflitto in Repubblica Centrafricana affinché rispettino la vita dei civili e garantiscano l’accesso da parte delle organizzazioni umanitarie alle popolazioni in pericolo.

Durante gli ultimi mesi, la popolazione civile nella Repubblica Centrafricana nord-occidentale è stata vittima di una violenza e di un’insicurezza crescenti causate da tutte le parti in conflitto e da gruppi di banditi. Numerosi villaggi sono stati attaccati, bruciati e saccheggiati, obbligando gli abitanti a cercare rifugio nelle foreste. Le popolazioni sfollate non hanno alcun riparo adeguato, né acqua potabile, e sono particolarmente vulnerabili a malattie come la malaria, le infezioni respiratorie e la diarrea. Durante i primi cinque mesi del 2007, oltre 95mila visite mediche sono state realizzate nelle strutture sanitarie supportate da MSF. Tra le principali patologie osservate, 25.087 pazienti sono stati curati per la malaria, di cui 15.356 bambini sotto i cinque anni.

Nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana, gli attori umanitari devono affrontare un’insicurezza permanente causata da tutte le parti in conflitto e che include le minacce di rapimento. Durante gli ultimi cinque mesi, le attività mediche mobili di MSF – che forniscono cure primarie vitali a una media di 6.553 persone al mese – hanno dovuto essere sospese ben 29 volte a causa dell’insicurezza. Un’insicurezza che non solo blocca l’aiuto umanitario, ma che rappresenta egualmente un ostacolo per i pazienti che cercano di raggiungere le strutture sanitarie. Le persone hanno paura di avventurarsi al di fuori del loro villaggio o delle foreste dove si nascondono, anche quando hanno urgente bisogno di cure.

MSF chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare la vita e la salute della popolazione civile nel nord ovest della Repubblica Centrafricana e di garantire uno spazio umanitario in modo che l’aiuto giunga a chi ne ha più bisogno”, dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. “Se l’insicurezza impedisce alle organizzazioni umanitarie di continuare le loro attività, le prime vittime saranno proprio le popolazioni colpite dalla violenza, dalle minacce e dagli spostamenti forzati. Ne va della loro salute e della loro vita”.

Medici Senza Frontiere è presente in tutte le regioni colpite dalla violenza nel nord della Repubblica Centrafricana. Forniamo cure mediche di primo e di secondo livello grazie a un sistema di ospedali, centri di salute e cliniche mobili nella città e nei dintorni di Paoua, Boguila, Markounda, Batangafo, Kabo, Kaga Bandoro, Gordil e Birao.

MSF impiega attualmente in Repubblica Centrafricana 55 operatori internazionali, 485 operatori locali e dispone di un budget annuale di 7.7 milioni di euro.

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