Sfollati in Kashmir si avvicina la minaccia dell inverno.

Nel corso di una visita a una famiglia nel campo di Mera Tanolian, appena fuori Muzaffarabad, siamo stati circondati da padri, madri e figli maschi. Quando abbiamo chiesto “dove sono le ragazze?” ci hanno risposto che le ragazze erano rimaste sepolte nel crollo della scuola, durante il terremoto.

Oltre alle perdite sul piano emotivo, molti hanno dovuto affrontare il fatto di ritrovarsi da un momento all’altro senza casa; famiglie che possedevano terre e case non hanno avuto altra scelta che quella di trasferirsi nei campi sfollati, costruendosi alloggi temporanei con tende e materiali distribuiti da agenzie umanitarie. In seguito al terremoto, circa 100mila persone sono state costrette a trasferirsi nella capitale della regione, Muzaffarabad. Nella fase iniziale, numerose agenzie hanno soccorso la popolazione con medicinali, acqua, cibo e ripari.

L’inverno è terminato alla fine di marzo e la maggioranza degli sfollati è stata in grado di fare ritorno al proprio luogo di origine, con la volontà di ricostruire le case e riappropriarsi dei mezzi di sussistenza. Tuttavia, circa 20mila persone non sono state in grado di lasciare i campi perché le loro case a Muzaffarabad erano andate distrutte o le loro terre sulle montagne erano letteralmente scomparse con il terremoto. In altri casi, come quello di capifamiglia donne, sono rimaste nei campi perché non avrebbero avuto alcuna possibilità di mantenersi economicamente se fossero ritornate. Questi sfollati vivono in 41 campi sparsi tra le montagne.

 

Con il ritorno della popolazione ai luoghi di origine, molte agenzie umanitarie hanno sospeso il loro lavoro nei campi sfollati di Muzaffarabad per concentrare le proprie risorse nella ricostruzione e nel ripristino delle aree interessate dal ritorno della popolazione. Ciò significa che la popolazione rimasta nei campi si è vista sottrarre attenzione e risorse fondamentali

Attualmente, il numero delle persone presenti nei campi è di nuovo in aumento. Nell’area di Muzaffarabad sono stati individuati 48 villaggi a rischio a causa dell’attività sismica successiva al terremoto, e in particolare a rischio di smottamenti dovuti all’imminente stagione monsonica. Alla popolazione di questi villaggi è stato impartito di evacuare immediatamente le case. Finora oltre 3mila sfollati, dei 6mila previsti, si sono riversati nei campi.

Una famiglia del campo sfollati di Mera Tanolian ha riferito di essere stata messa in guardia da funzionari governativi che si erano recati a casa loro dicendo che la zona non era sicura: “Noi non volevamo andarcene via, perché avevamo la nostra terra ma loro ci hanno detto ‘non sarebbe terribile se vi succedesse qualcosa?’, perciò siamo venuti qui. Non sappiamo quando potremo tornare a casa, forse ci vorrà molto tempo perché dicono che la nostra terra non è sicura”.

A chi arriva nei campi sfollati vengono promesse tende, acqua, latrine, letti, elettricità, stufe e cibo. Ad alcuni sono stati forniti i mezzi di trasporto ma la maggioranza arriva con mezzi pubblici, auto a noleggio o a piedi. Qualcuno si porta il bestiame. In realtà queste famiglie non saranno in grado di lasciare i campi per molto tempo, con la prospettiva di passare almeno un altro inverno sotto le tende, in attesa che il governo assegni loro le terre sulle quali poter vivere.

La fretta con la quale il governo sta attualmente cercando di trasferire questa gente nei campi sfollati ha colto impreparati gran parte degli attori presenti sul terreno e ancora non sono stati fatti preparativi per ricevere la popolazione in modo adeguato, soprattutto alla luce del fatto che un altro rigido inverno del Kashmir è alle porte. I problemi nei campi sono molteplici: il rifornimento idrico è inadeguato e in molti campi l’autotrasporto dell’acqua è stato rimpiazzato da collegamenti alla rete idrica cittadina. Ma vi sono interruzioni del rifornimento idrico, per cui ogni tanto i campi restano senz’acqua per giorni. Le prime piogge hanno danneggiato le latrine che stanno sprofondando nel terreno e straripando; quelle piene devono essere svuotate e la pioggia ha danneggiato le tende, alcune delle quali sono state sostituite ma non in modo adeguato per affrontare l’inverno. Le famiglie dicono che la distribuzione alimentare è stata ridotta: prima aveva una cadenza bisettimanale, ora viene effettuata una volta al mese, inoltre non viene fornito il riso e quindi le famiglie devono utilizzare i pochi risparmi per integrare il proprio vitto. L’assistenza sanitaria è disponibile, ma spesso la gente deve usare i propri risparmi per pagarsi il viaggio e i medicinali e quando arriva all’ospedale lo trova sovraffollato e spesso succede che a fine giornata deve tornare a casa senza neanche aver visto un medico.

“Sebbene l’opera di soccorso immediatamente successiva al terremoto sia stata imponente, è pesante vedere che ancora così tante persone non sappiano dove andare” dice Joe Belliveau, responsabile dei progetti di MSF in Pakistan. “L’opera di soccorso sembra essere svanita nella furia di passare alla fase ricostruttiva a più lungo termine, lasciando nei campi migliaia di persone prive di assistenza”.

MSF era presente in Kashmir già prima del terremoto e, non appena questo si è verificato, ha reagito immediatamente con una massiccia opera di soccorso. Quando l’emergenza è scemata, questo impegno è stato gradualmente ridotto ma MSF continua a farsi carico dell’assistenza agli sfollati dei campi di Muzaffarabad. MSF gestisce due unità sanitarie di base in due campi, Mera Tanolian e Ambore, nei quali effettua visite e fornisce medicinali per qualsiasi tipo di malattia. L’agenzia, inoltre, fornisce strutture idriche e fognarie a undici campi, in alcuni casi autotrasportando l’acqua, in altri costruendo latrine e docce. MSF si sta inoltre coordinando con le autorità governative e con altre agenzie internazionali per garantire che vengano soddisfatte le necessità di questa popolazione, soprattutto adesso che il monsone è iniziato e l’inverno è alle porte.

Oltre la valle di Jhelum, MSF è attiva a Hattian dove l’ospedale locale era andato distrutto con il terremoto. MSF ha già costruito un ospedale provvisorio che durerà per alcuni anni fino a quando non ne verrà costruito uno nuovo. I medici e gli infermieri di MSF gestiscono il reparto pediatrico dell’ospedale. Il team ha inoltre rifornito di latrine i campi sfollati dei dintorni di Hattian e gestisce un programma di sensibilizzazione per promuovere la salute attraverso comportamenti e igiene.

Di recente, vi sono stati segnali che fanno sperare in una presa di coscienza, da parte degli altri attori nazionali e internazionali, del fatto che decine di migliaia di persone, certamente per il prossimo inverno e forse anche oltre, dipenderanno interamente da aiuti esterni. Ma fino a quando non verranno assunti in modo chiaro impegni volti a soddisfare quantomeno i bisogni primari della popolazione, l’assistenza di MSF sarà ancora necessaria.

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