Si aggrava l’’epidemia di colera al confine tra Sierra Leone e Guinea

In collaborazione con le autorità sanitarie locali, Medici Senza Frontiere (MSF) sta aumentando i punti di reidratazione e ha allestito più di 800 posti letto per portare assistenza ai malati.

Voglio morire, sono stanco, stanco di questa malattia”, dice un paziente.

Nel centro per il trattamento del colera nel cuore della bidonville di Mabela (Sierra Leone), i malati più gravi hanno dei tratti distintivi marcati. Visibilmente magri, soffrono di diarrea, vomito e crampi allo stomaco. La maggior parte proviene dalle zone urbane, dove l‘accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici è scarso. Al fine di ridurre i rischi di contaminazione, i promotori della salute di MSF informano gli abitanti sulla malattia, le cure e i mezzi per prevenirla.

Le équipe mediche di MSF hanno già curato circa 4.600 pazienti in Guinea e Sierra Leone. I due Paesi condividono una riserva idrica costiera lungo la frontiera. “Questo tipo di colera ha già causato quasi 250 morti”, spiega Michel Van Herp, epidemiologo di MSF. “Nelle riserve idriche lungo la costa, il vibrione del colera beneficia di buone condizioni per sopravvivere e infettare la popolazione”.

Una volta infettate le persone attraverso l’acqua e/o il cibo, la propagazione della malattia è accresciuta dalle scarse pratiche igieniche, dalla mancanza di latrine e da una rete fognaria malfunzionante. Per sradicare la malattia è dunque basilare migliorare le misure igieniche e sensibilizzare la popolazione.

Dall’ultima grande epidemia, nel 2007, il colera è apparso sporadicamente in Guinea e Sierra Leone. Ciononostante, la maggior parte della popolazione ha gradualmente perso l’immunizzazione verso la malattia e ora è particolarmente vulnerabile.

Rispetto al 2007, il numero di casi è quasi duplicato, se prendiamo in riferimento lo stesso periodo dell’anno”, racconta Charles Gaudry, capo missione per MSF in Guinea. “La recrudescenza dell’epidemia mostra chiaramente quanto sia essenziale la prevenzione prima e durante la fase acuta”.

Se l’eliminazione del colera è ancora impossibile in numerosi paesi africani, la vaccinazione dei gruppi più a rischio può costituire una parte importante della risposta alla malattia. “Il vaccino per via orale utilizzato recentemente da MSF nella zona costiera della Guinea ha finora prevenuto un aumento dei casi in questa zona ma non è una panacea”, avverte Charles Gaudry. “Un lavoro approfondito sulle reti idriche e sui servizi igienici è l’unico modo per controllare la malattia nel lungo periodo”.

Condividi con un amico