Siria dove anche partorire è una sfida


Margie tiene in braccio un bambino appena nato nell’ospedale di MSF

Perché MSF ha creato un reparto maternità?

Perché le donne non hanno accesso a un’adeguata assistenza sanitaria in questa zona. Per quelle che affrontano complicazioni durante la gravidanza, è praticamente impossibile ricevere cure ostetriche di emergenza. Ci sono ancora delle ostetriche all’interno della comunità che forniscono supporto nei normali parti, ma se emergono complicazioni diventa difficile trovare qualcuno a cui rivolgersi.

Alcune strutture sanitarie sono state distrutte durante il conflitto, mentre quelle rimaste non funzionano adeguatamente. Ci sono alcuni ospedali privati, ma molte persone non possono permetterseli. C’era una rete di ostetriche che si occupavano di assistenza prenatale, ma adesso sembra che molte donne in gravidanza non la ricevano affatto. Il conflitto ha anche ridotto l’accesso a un’alimentazione sana per le donne, e inoltre molte di esse sono sfollate. Tutto questo provoca uno stress che può avere effetti sulla gravidanza.

Che tipo di servizi fornisce il reparto maternità?

Forniamo assistenza perché le donne possano avere un parto sicuro, cure ostetriche di emergenza, e indirizziamo all’equipe chirurgica le pazienti che hanno bisogno di un parto cesareo. Molte donne hanno avuto numerosi figli, a volte 10 o 11,e molte hanno subito un parto cesareo: ciò rende l’idea degli standard di assistenza sanitaria disponibile prima del conflitto. Il reparto maternità fornisce anche assistenza prenatale, ad esempio il trattamento profilattico durante la gravidanza per l’anemia, e inoltre fornisce assistenza postnatale. Ma non ci occupiamo solo di ostetricia: offriamo anche servizi ginecologici, che sono di difficile accesso per le donne in Siria. Il conflitto ha ridotto le tipologie di servizi sanitari disponibili, e visto il contesto islamico, se alcune donne non trovano personale sanitario femminile rinunciano all’assistenza.

Probabilmente, la metà dei pazienti che abbiamo assistito viene da villaggi circostanti.
Le donne spesso arrivano con qualcuno che è stato in passato al reparto maternità, molte vengono a conoscenza della nostra presenza grazie al passaparola.

Hai lavorato con operatori siriani?

Si, ho lavorato con un meravigliosa équipe con quattro ostetriche siriane. Ogni settimana, facevamo nascere fino a 12 bambini ed effettuavamo 50-60 visite. Le mie colleghe si occupavano dei parti normali, ma se sorgevano complicazioni le supportavo e lavoravo con loro nelle cure mediche richieste. Loro avevano tutte vari livelli di formazione ed esperienza, quindi mi occupavo anche di continuare a formarle. Erano molto grate dell’opportunità di apprendere nuove conoscenze, perché un’altra conseguenza del conflitto per alcune di loro è stata l’interruzione della formazione. A causa della carenza di personale qualificato, una delle ostetriche che abbiamo reclutato aveva completato la formazione da infermiera, ma era solo a metà della sua formazione nel reparto maternità. Era come una spugna che assorbiva tutta la conoscenza: tutto quello che le veniva spiegato lo avrebbe messo in pratica. E’ stata una vera lezione, vedere la sua totale dedizione.

Ci sono stati dei casi particolarmente impegnativi?

Abbiamo assistito a molti parti regolari, ma c’erano anche casi difficili. Per esempio, c’era una donna che ha partorito quattro bambini sani ma poi ha perso un bambino alla fine della gestazione. Come molte donne che abbiamo visto, era stata sfollata a causa del conflitto e viveva con l’intera famiglia nell’aula di una scuola. Quando è arrivata era incinta e soffriva di preeclampsia, che denota una pressione del sangue molto alta. Evidentemente era in queste condizioni da molto tempo, poiché il bambino, che era poco sviluppato, è morto mentre cercavamo di salvarle la vita. Questa donna è un chiaro esempio di chi non ha accesso alla cure di cui c’è bisogno durante la gravidanza, arrivando a un esito tragico. Dato che la sua stessa vita era a rischio, la vita del bambino è stata messa in secondo piano rispetto alla sua, un dilemma molto difficile con cui confrontarsi. Quello che mi ha colpito è stata la sua resistenza: soffriva, ma allo stesso tempo era così grata per le cure ed il supporto che le era stato dato. È stato davvero sorprendente.

Un’altra persona che mi ha colpito molto, è stata una donna arrivata per ricevere assistenza prenatale. Quando le ho chiesto quando era previsto il parto, lei mi ha risposto che aveva avuto sette figli, quattro dei quali erano recentemente morti in un bombardamento in una città vicina. Abbiamo potuto aiutarla a partorire un bambino sano. È stata un’esperienza davvero gratificante guardarla mentre lo teneva in braccio dopo tutto quello che aveva passato.

 


 

MSF gestisce sei ospedali nel nord della Siria. Da giugno 2012 ad agosto 2013, l’équipe di MSF ha effettuato più di 66.900 consulti medici, 3.400 operazioni chirurgiche e assistito 1420 parti. L’équipe di MSF ha anche fornito più di 200.240 consulti ai rifugiati siriani nei paesi vicini. 
 

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