Sud Sudan: le equipe di MSF curano le persone colpite dalle violenze nelle regioni più colpite

A Malakal: la vigilia di Natale, pesanti combattimenti sono scoppiati a Malakal, nell’Upper Nile State. Per due giorni, l’équipe di MSF non è stata in grado di accedere al Malakal State Hospital, né di fornire i trattamenti per il kala azar ai 49 pazienti attualmente in cura, né di soccorrere gli oltre 70 feriti di guerra giunti in ospedale. Nel fine settimana, l’équipe è tornata in ospedale nonostante gli scontri in corso e ha scoperto che 30 dei pazienti kala azar erano fuggiti , mentre solo 17 feriti di guerra avevano ricevuto cure pre e post-operatorie.

Siamo estremamente preoccupati per i feriti che non riescono a raggiungerci in sicurezza, così come per i nostri pazienti in cura per il kala azar, perché senza trattamento, questa malattia è letale”, spiega Mike White, capo missione di MSF in Sud Sudan. “Chiediamo a tutti gli attori coinvolti di rispettare la nostra presenza qui a Malakal in modo da poterci muovere tranquillamente e assistere liberamente i pazienti che necessitano di cure mediche urgenti”.

A Lankien: le équipe di MSF nel nord dello Jonglei State, hanno soccorso vittime da arma da fuoco che hanno camminato per 3 giorni da Bor in cerca di un accesso sicuro alle cure mediche. Nelle strutture di MSF a Lankien e Yuai fuoco sono state curate sessantaquattro persone negli ultimi giorni: per sette di loro è stato necessario il trasferimento per via aerea a Nasir, per interventi chirurgici d’urgenza.

A Bentiu: un’équipe chirurgica d’emergenza per due giorni ha affiancato il personale di MSF in loco per assistere le vittime da arma da fuoco presso il Bentiu State Hospital, nello Unity State. Venerdì scorso, l’équipe di MSF è stata costretta a evacuare a causa di voci su imminenti attacchi sulla città.

A Leer: la scorsa settimana, MSF ha evacuato 14 persone dello staff internazionale dal Leer Hospital, dove MSF lavora da 25 anni e ha curato, nel solo 2013, 64.000 pazienti affetti da malaria e 2.000 bambini che necessitavano di terapie nutrizionali. L’ospedale di Leer continua a funzionare grazie a 230 persone dello staff nazionale e ci impegneremo a riportare le nostre équipe al completo appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno.

A Juba: le équipe di MSF hanno fornito assistenza medica a circa 40.000 persone che, dopo l’ultima ondata di violenza, hanno cercato rifugio in due basi delle Nazioni Unite. Durante la scorsa settimana, le équipe mediche hanno effettuato 1.100 visite, curando una percentuale preoccupante di casi di diarrea a causa della cattiva igiene nei campi.

Nonostante i nostri migliori sforzi per mantenere le nostre équipe d’emergenza attive, il caos e le voci di imminenti attacchi ci hanno costretto a mettere al primo posto la sicurezza del nostro personale”, racconta Chris Lockyear, MSF responsabile delle operazioni di MSF in Sud Sudan. “Speriamo di avere al più presto équipe pienamente operative a Bentiu e Leer, ma prima di tutto è necessario che tutte le parti coinvolte nel conflitto rispettino la sicurezza del nostro personale”.

MSF ribadisce la propria disponibilità a lavorare su tutti i fronti del conflitto e il proprio impegno a fornire assistenza alle persone in difficoltà, senza distinzione di razza, religione, credo politico o opinioni politiche.

Nelle zone in cui la situazione è relativamente tranquilla, le équipe di MSF stanno portando avanti le attività come al solito. Anche prima del recente conflitto, l’accesso all’assistenza sanitaria era limitata in Sud Sudan e gli enormi bisogni umanitari sono solo ulteriormente aggravati dalla crisi attuale.

MSF lavora nella regione che oggi costituisce la Repubblica del Sud Sudan dal 1983. MSF è presente in otto dei dieci stati del Sud Sudan e risponde a molte emergenze, incluso lo sfollamento di popolazione su larga scala, i flussi di rifugiati, le situazioni nutrizionali allarmanti e i picchi di epidemie, come la malaria e il kala azar, oltre a fornire servizi sanitari di base e specialistici.

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