Aiuti umanitari in calo a causa dei tagli, quando sarebbero più che mai necessari.
La risposta umanitaria è inadeguata
Le persone in Sud Sudan affrontano un estremo deterioramento della situazione umanitaria, mentre l’interesse e il sostegno a livello internazionale continuano a diminuire.
È quanto emerge dal rapporto che abbiamo pubblicato oggi, “Lasciati indietro: aumento della violenza e collasso del sistema sanitario”, che con dati medici e testimonianze di pazienti, operatori sanitari, membri della comunità e personale sanitario, evidenzia l’impatto umano di un sistema sanitario vacillante e di una risposta umanitaria inadeguata.
Il sistema sanitario del Sud Sudan è al limite. In ogni luogo dove operiamo, vediamo enormi lacune nei servizi sanitari con strutture non funzionanti o gravemente colpite dalla mancanza di medicinali e personale. Le persone muoiono per malattie prevenibili e curabili. Le strutture sanitarie hanno bisogno di reale supporto, non di promesse”. Vittorio Oppizzi responsabile dei programmi MSF in Sud Sudan
Aumento degli attacchi alle strutture sanitarie
Il 2025 ha segnato la fase peggiore dell’intensificarsi del conflitto dalla firma dell’accordo di pace del 2018, a causa dell’aumento degli scontri tra forze governative e di opposizione e altri gruppi armati.
L’aumento della violenza, degli attacchi alle strutture sanitarie da parte di tutte le parti in conflitto e le restrizioni all’accesso umanitario stanno ulteriormente ostacolando la fornitura di assistenza sanitaria e aiuti. Secondo le Nazioni Unite, da gennaio nuove ondate di violenza hanno provocato lo sfollamento di oltre 320.000 persone e la morte di altre 2.000.
A Malakal, tra aprile e novembre 2025, le nostre équipe hanno trattato 141 pazienti con traumi di diverso tipo, tra cui donne e bambini, molti dei quali con ferite da arma da fuoco.
In palese violazione del diritto umanitario internazionale, il 2025 ha visto anche un forte aumento degli attacchi alle strutture sanitarie da parte di tutte le parti in conflitto. Solo la nostra organizzazione ha subito 8 attacchi mirati contro le sue strutture e il suo personale negli stati dell’Equatoria Centrale, Jonglei e Alto Nilo, che hanno costretto alla chiusura di 2 ospedali a Ulang e Old Fangak.
Il 3 dicembre scorso, una delle nostre strutture è stata colpita da un attacco aereo nella città di Pieri, nello stato di Jonglei. Lo stesso giorno, le nostre équipe hanno assistito a ulteriori attacchi aerei a Lankien, dove gestiamo strutture sanitarie.
La popolazione vive crisi che si sovrappongono
Le comunità stanno affrontando molte crisi sovrapposte:
- conflitti,
- sfollamenti su larga scala,
- inondazioni,
- malnutrizione,
- epidemie, inclusa la più grande epidemia di colera nella storia del Sud Sudan.
Il sostegno internazionale, tuttavia, ha continuato a diminuire nel corso del 2025, nonostante le condizioni di vita e l’accesso ai servizi essenziali stiano peggiorando.
Da luglio 2024 in Sud Sudan è attivo il progetto Health Sector Transformation Project (HSTP), finanziato da più donatori, che ad oggi rimane il principale mezzo di erogazione dei servizi sanitari nel paese. Gestito dal governo insieme all’OMS, UNICEF e ad altri partner, il progetto mirava inizialmente a sostenere 1.158 strutture sanitarie in 10 stati e 3 aree amministrative del paese. Tuttavia, a causa delle limitazioni nei finanziamenti, al momento il programma supporta solo 816 strutture, che continuano a registrare carenze persistenti di medicinali e personale.
Questa il racconto di una donna alla nostra équipe a Toch:
Ci è voluta un’ora per arrivare a Toch. A Keudern c’è solo una piccola struttura sanitaria, ma non ha tutti i farmaci necessari e in più le scorte finiscono velocemente. Quando ci ho portato mio figlio, non c’erano medicine”. madre di un paziente pediatrico a Toch
L’appello di MSF
La malaria continua a rappresentare una grande sfida e la principale causa di morbilità e mortalità in Sud Sudan, in particolare per donne e bambini. Nonostante ciò, il 2025 è stato il secondo anno consecutivo per gravi carenze di farmaci antimalarici in tutto il paese durante la stagione di picco.
Senza un trattamento tempestivo, la malaria può diventare rapidamente letale. Solo tra gennaio e settembre 2025, i nostri team hanno curato 6.680 persone affette da malaria grave che necessitavano di ricovero.
Da anni la popolazione del Sud Sudan affronta alcuni dei bisogni medici e umanitari maggiori al mondo. Nel 2025, la situazione è peggiorata drasticamente. Il bisogno sempre crescente di assistenza richiede un’azione urgente: i donatori internazionali devono mantenere i loro impegni nel sostenere gli sforzi sanitari e umanitari, e le lacune degli attuali programmi in corso nel paese devono essere colmate quanto prima.
È necessario garantire la consegna puntuale di farmaci essenziali, forniture e stipendi per gli operatori sanitari. In un contesto di violenza crescente, devono inoltre essere assicurati l’accesso umanitario, la protezione dei civili e il rispetto delle strutture sanitarie.
Chiediamo, inoltre, al governo del Sud Sudan di aumentare il budget nazionale destinato alla sanità, in linea con l’impegno della Dichiarazione di Abuja che prevede l’allocazione del 15% del budget alla salute. Attualmente, solo l’1,3% del budget nazionale è destinato al settore sanitario.
La situazione è catastrofica. I bisogni urgenti della popolazione del Sud Sudan richiedono un’azione coordinata, un rinnovato impegno e una reale solidarietà internazionale. Il mondo non può voltarsi dall’altra parte, soprattutto adesso”. V. Oppizzi
Il nostro operato in Sud Sudan
La nostra équipe opera nel territorio che oggi è il Sud Sudan dal 1983, tuttora il paese rappresenta uno dei principali luoghi di intervento per l’organizzazione. Siamo presenti in 6 stati e 2 aree amministrative, colmando gravi lacune nei servizi sanitari.
Nel 2024, i nostri team hanno assistito oltre 800.000 persone in visite ambulatoriali e 84.800 pazienti che necessitavano di ricovero ospedaliero.
Quest’anno, oltre ai progetti regolari, abbiamo aperto 12 progetti d’emergenza in risposta al colera, ai picchi di malaria, alle inondazioni e agli sfollamenti causati dalla violenza. Nel 2024 i progetti d’emergenza erano stati 5.
