Territori Palestinesi: situazione critica a Gaza.

 

Tra il 28 giugno, inizio dell’operazione “pioggia d’estate”, e il 18 luglio, a Gaza, 101 palestinesi (di cui 18 bambini, nove donne e tre persone handicappate) sono stati uccisi: circa la metà erano civili e si contano più di 300 feriti durante le incursioni e gli attacchi. Alcune infrastrutture civili (ponti, ministeri, ecc.), così come la centrale elettrica che alimentava tutta la Striscia di Gaza, sono state distrutte. L’apertura del ponte di transito merci di Karni resta aleatoria e tutti gli snodi sono parzialmente o completamente chiusi, il che significa che Gaza è sotto un embargo quasi totale.

Salute
Gaza conta 22 ospedali e 58 centri di salute primaria. Ventidue di questi centri dispongono di generatori elettrici e 21 sono stati assegnati al pronto soccorso. Il personale sanitario non viene pagato da cinque mesi e la loro vita quotidiana, personale e familiare è molto difficile. Nonostante ciò, e nonostante la scarsità di materiale medico, elettricità e carburante, medici e infermieri continuano a lavorare: il 75% dei servizi ospedalieri sono assicurati, 12 centri di sanità funzionano 24 ore su 24; quattro 12 ore al giorno. Tuttavia, è difficile assicurare tutti i tipi di cura, in particolare i meno urgenti.

Vita quotidiana delle popolazioni
Il servizio elettrico è stato ristabilito, in media, da 6 a 8 ore al giorno. I generatori sono molto difficili da trovare sul luogo. La corrente è mancata del tutto a Rafah tra il 7 e il 13 luglio. Quanto all’acqua, viene fornita da 2 a 3 ore al giorno, ma – in mancanza d’elettricità e di carburante – non può essere pompata né immagazzinata. L’approvvigionamento del Nordest della Striscia di Gaza è stato a lungo interrotto dopo che le tubature sono state distrutte in seguito a un’incursione: a ogni incursione nuovi serbatoi d’acqua vengono distrutti e l’acceso ai pozzi è reso impossibile.
Il serbatoio contenente le acque reflue (situato a Nord della Striscia di Gaza) è pieno da quando il suo svuotamento non è più possibile (sempre per mancanza di carburante ed elettricità). Inoltre, non c’è più stato servizio di pulizia rifiuti da molte settimane in alcune zone della Striscia.

L’intervento di MSF:

Sanità
In seguito alla sospensione dell’aiuto finanziario all’Autorità palestinese, alcune scorte farmaceutiche si sono esaurite. MSF ha per questo donato scorte di medicinali ai principali ospedali e sono stati effettuati degli ordini più specifici, in particolare per il trattamento delle malattie croniche. Da allora, altre medicine e materiale medico d’urgenza sono stati distribuiti e pre-posizionati per gli ospedali in prima linea che accolgono i feriti.
Restiamo in stretto e continuo contatto con gli ospedali, al fine di intervenire sui bisogni medici, di soddisfare le eventuali richieste di risorse umane, le forniture dei servizi di pronto soccorso e delle unità di cura intensiva.
Le esigenze di cura di salute mentale sono la logica conseguenza della situazione. Malgrado le difficoltà di circolazione, i pazienti sono ugualmente venuti da noi, per richiedere la ripresa delle terapie. Infatti, il contesto attuale, la violenza e gli effetti delle incursioni e dei colpi di artiglieria quotidiani generano stress e traumi di cui ci si deve occupare rapidamente. I nostri tre psicologi hanno potuto riprendere le loro consultazioni (a domicilio e in alcuni luoghi prefissati). Infine, un chirurgo integrerà l’équipe, con lo scopo di stabilire una collaborazione di breve-medio termine con gli ospedali della zona.

Logistica
Serbatoi e acqua sono stati forniti a un gruppo di rifugiati in fuga dai bombardamenti su Al Shoka (vicino all’aeroporto). I bisogni di cibo sono coperti dall’UNRWA (l’organismo delle Nazioni unite che si occupa dei rifugiati palestinesi), dal PAM (Programma Alimentare Mondiale) e dal CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa). MSF si occupa in maniera puntuale – all’interno della Striscia di Gaza – dei bisogni di alcune popolazioni sfollate per via delle incursioni e dei bisogni di alcune comunità più pesantemente colpite dalla mancanza d’acqua e d’elettricità: nelle torri di El Farah, dove siamo già intervenuti nel 2005; nel villaggio beduino di Beit Lahya, situato vicino al serbatoio di acque reflue e tagliato fuori dalla rete elettrica; e nel Nord, dove molti serbatoi privati sono stati distrutti da schegge di granate.
A inizio giugno, abbiamo incontrato e aiutato le 200 famiglie che vivono sulla linea del fronte o vicino ad essa e alcune zone bombardate. Da allora, queste zone sono state regolarmente e frequentemente colpite dai tiri d’artiglieria e dalle schegge delle granate. Oggi, MSF segue da vicino la situazione (numero di feriti, di case distrutte, di persone fuggite dalla zona, di pazienti colpiti in particolare da problemi psicologici, e di persone che hanno ricevuto o meno cibo e materiale) e si tiene pronta a intervenire.

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