Le testimonianze dei nostri medici nel sud di Gaza

Le testimonianze dei nostri medici nel sud di Gaza

Gaza Sud è sull’orlo del precipizio. I nostri team sono in azione negli ospedali di Nasser e Al-Aqsa e in due cliniche a Khan Younis, quella dei Martiri e di Beni Suhaila.

Ecco alcune testimonianze dai nostri operatori e operatrici che lavorano negli ospedali che supportiamo, e a Iman Rifi, una donna arrivata in clinica con figlio e nipote malati.

Il racconto di Sohaib Safi, coordinatore medico di MSF a Gaza Al-Aqsa

Sono Sohaib Safi coordinatore medico di Medici Senza Frontiere a Gaza.
Oggi siamo all’ospedale di Al Aqsa. Questo è l’ospedale principale in quest’area e ora assiste anche gli sfollati provenienti dal nord di Gaza. La situazione qui è terribile.
Il numero di pazienti è enorme. Stiamo parlando di oltre 600 pazienti, di cui oltre il 90% con ferite aperte, che necessitano di medicazioni.
Ci sono molte infezioni che devono essere curate. Come MSF abbiamo deciso di venire in questo ospedale perché qui i bisogni sono enormi. Stiamo fornendo supporto nelle sale operatorie, dove abbiamo chirurghi che supportano l’équipe locale, esausta per gli oltre 48 giorni di guerra. Stiamo anche supportando i servizi ambulatoriali.
Stiamo cercando di fornire servizi multidisciplinari in ambulatorio, soprattutto per quanto riguarda le medicazioni e, successivamente, la fisioterapia e il supporto psicologico. Infine, stiamo fornendo supporto anche nei reparti di degenza.

La situazione qui in ospedale è molto pericolosa. Abbiamo molti sfollati che aumentano di giorno in giorno perché non hanno un riparo. Il numero di malattie trasmissibili è in aumento anche all’interno di questo ospedale. I bisogni sono enormi e MSF sta facendo del suo meglio per fornire supporto.

La testimonianza di Marie Aure Perraut, coordinatrice per l’emergenza di MSF a Gaza

Sono Marie Aure e sono la coordinatrice delle emergenze di MSF qui a Gaza.
L’intero sistema sanitario qui a Gaza non è in grado di far fronte alla situazione attuale. Gli ospedali sono completamente sopraffatti dall’afflusso di feriti che hanno ricevuto nelle ultime settimane. Per questo motivo, in collaborazione con il Ministero della Salute, abbiamo deciso di iniziare a sostenere l’ospedale di Al-Aqsa.
Stiamo sostenendo la capacità chirurgica dell’ospedale, dove i nostri chirurghi supportano l’équipe e si trovano ad affrontare sfide quotidiane e a dover prendere decisioni difficili.
L’ospedale riceve soprattutto pazienti con ustioni o vittime di esplosioni.

L’ospedale è pieno di pazienti così come di persone che non hanno più un posto dove andare. In quest’area hanno trovato rifugio migliaia di sfollati interni, per lo più provenienti dal nord di Gaza, che si sono stabiliti qui per le evacuazioni o semplicemente per stanchezza.

In ogni reparto l’équipe medica è completamente sovraccarica. Arrivano pazienti feriti che non ricevono medicazioni da giorni. Anche in questo caso, la maggior parte delle ferite che vediamo sono dovute a esplosioni e ustioni. Circa il 60% dei pazienti che stiamo visitando provengono dal nord di Gaza. Ci sono molte donne e bambini.

Negli ultimi giorni, stiamo assistendo a un aumento dei pazienti cronici che tornano negli ospedali perché non hanno ricevuto le cure di cui avevano bisogno nelle ultime settimane. Assistiamo anche pazienti con fissatori esterni che sono tornati negli ospedali per ricevere cure. Stiamo anche assistendo a un numero crescente di bambini e donne con ferite domestiche, soprattutto per ustioni, particolare che indica chiaramente le condizioni di vita estremamente precarie e il sovraffollamento dei rifugi e dei campi.
Come molti altri ospedali dall’inizio del conflitto, l’ospedale di Al-Aqsa si è concentrato sui feriti di guerra senza riuscire a fornire gli altri servizi. Nella maggior parte degli ospedali i servizi di maternità sono stati trasferiti nel migliore dei casi, o semplicemente chiusi.
In generale, siamo estremamente preoccupati per l’accesso all’assistenza sanitaria per le donne in gravidanza, per i pazienti cronici, ed è per questo che stiamo cercando di sostenere sia gli ospedali che i centri per le cure primarie.

C’è bisogno di un cessate il fuoco permanente. Vogliamo avere anche la possibilità di accedere ai pazienti ovunque essi si trovino e di aumentare in modo significativo la quantità degli aiuti.

Le parole di Abdalla Salem, psicologo di MSF a Gaza

Sono Abdalla Salem, uno psicologo di Medici Senza Frontiere a Gaza. Qui forniamo attività di supporto psicologico, anche al personale medico. Per MSF è molto importante lavorare qui all’ospedale di Al-Aqsa perché ci sono molti bambini feriti e traumatizzati, ma anche anziani.

Le testimonianze dalla Clinica dei Martiri

Mi chiamo Marwa e sono una psicologa di MSF. Lavoro con MSF da 3 anni.
Siamo nella clinica di Khan Yunis, dove forniamo supporto psicologico a tutte le persone che si trovano qui, soprattutto agli sfollati interni.
Adesso ho un gruppo di bambini sfollati provenienti dal Nord e da Khan Yunis.
Come psicologa, le cose più comuni che vedo tra i bambini sono incubi, pipì a letto, ansia, paura. Cerchiamo il più possibile di dare loro sostegno attraverso attività ricreative.
In seguito, lavoriamo con le madri attraverso la psicoeducazione per spiegare loro cosa potrebbe accadere in queste situazioni e come affrontare le paure.

Il ruolo di MSF è quello di fornire supporto alla clinica, e in particolare ai bambini e alle madri che frequentano la struttura o la scuola adiacente. Marwa Abu Al Nour Psicologa di MSF 

Mi chiamo Jameel Awad Allah, ho 29 anni e lavoro con MSF dal 2020.
Prima lavoravo nell’ospedale di Al Awda, nel nord della Striscia. A causa della guerra, siamo venuti a sud e ora sono nella clinica dei Martiri di Khan Yunis, dove mi occupo dei casi di emergenza. La maggior parte sono feriti di guerra, alcuni con fratture. Abbiamo anche pazienti con malattie croniche come i diabetici. Abbiamo casi di ustioni.
Oggi abbiamo ricevuto un caso legato alle complicazioni di malattie croniche, infezioni, virus e batteri che molte persone hanno a causa delle condizioni di vita sovraffollate in rifugi come centri e scuole. Jameel Awad Allah Staff MSF 

Mi chiamo Iman Rifi e vengo da Gaza. Con la mia famiglia ci siamo trasferiti da Gaza City a Khan Yunis. Sto portando mia figlia in clinica perché è malata da una settimana. Il bambino che vedete è mio nipote. I suoi polmoni sono congestionati a causa del fumo che c’era nel nostro appartamento. Siamo qui per curare i due bambini.
Dove vivo siamo in 27 persone nello stesso appartamento, senza coperte e senza un riparo adeguato. Anche mia cognata, che ha appena partorito, ha a malapena un posto dove stare. Mio marito ha comprato un materasso con i pochi soldi che ha. Questa è la nostra situazione a Gaza. Iman Rifi paziente

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