Un giorno triste a Bossangoa: 8.000 sfollati musulmani cercano la fuga sui camion

 

A Bossangoa, tutte le case della città sono vuote. Dagli inizi di dicembre l’intera popolazione si è spostata in due campi a causa dell’aumento della violenza a sfondo religioso. In un campo ci sono 30.000 civili cristiani che erano minacciati dalle milizie Seleka, in un altro, invece, 8.000 musulmani che vivono nella paura della milizia anti-Balaka.

L’ultimo triste episodio è accaduto la mattina del 30 gennaio e ha visto 8.000 sfollati musulmani a Bossangoa radunarsi per caricare le loro famiglie e i loro averi su dei camion noleggiati, fuggendo dal paese in preda al terrore.

Questo gruppo viveva in una scuola vuota di Bossangoa, troppo spaventati per tornare alle loro case nonostante alcune di esse distassero poche centinaia di metri. Dopo i numerosi episodi di violenza degli ultimi giorni – in cui diverse centinaia di musulmani sono stati uccisi nei villaggi nei dintorni di Bangui – ora la popolazione musulmana cerca di lasciare la città e il paese per paura della violenza.

Ben presto è stato chiaro che i 20 camion avrebbero potuto trasportare solo parte delle 8.000 persone che si erano radunate nel disperato tentativo di scappare dal paese. Donne e bambini hanno avuto la precedenza, gli uomini hanno scelto di rimanere indietro per mettere le loro famiglie al sicuro. “Ho mandato la mia famiglia sul camion, ma io rimarrò qui perché non c’è spazio per me” ha detto un uomo a un’équipe di MSF. “Cercherò di seguirli in un secondo momento”.

La paura si è trasformata in disperazione quando è diventato evidente che non tutti gli sfollati sarebbero stati evacuati nei convogli, sotto la scorta dell’esercito del Ciad.

Molte persone sono traumatizzate non solo dalla violenza, ma dall’emergere di odio a sfondo religioso nel paese che loro chiamano “casa”.

“Sono nato qui, non capisco l’odio contro di noi” ci dice un altro uomo. “Siamo gli unici commercianti qui… Io vendo zucchero e caffè. Voglio tornare a casa quando ci sarà la pace in Centrafrica.”

MSF ha iniziato le attività di emergenza a Bossangoa a maggio 2013, dopo pesanti violenze che hanno costretto migliaia di persone a lasciare le loro case e cercare riparo in campi di fortuna.

A Bossangoa, le équipe di MSF supportano l’ospedale e forniscono assistenza medica ai 35.000 civili che vivono in entrambi i campi, a prescindere da appartenenza religiosa, etnica o politica. Dall’inizio di ottobre, MSF ha eseguito più di 176 operazioni chirurgiche nell’ospedale di Bossangoa, di cui la maggior parte è legata alle violenze. Più di 600 bambini sono stati ricoverati nei programmi per grave malnutrizione e sono state effettuate oltre 14.000 visite, di cui oltre 6.000 per casi di malaria. MSF sta fornendo acqua e ha costruito latrine in entrambi i campi.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, l’escalation di violenza, le uccisioni per vendetta, gli incendi dolosi e i saccheggi hanno causato lo sfollamento di più di 900.000 persone da luglio 2013. Molta attenzione è stata data alla condizione delle persone che vivono nei centri urbani come Bangui e Bossangoa, ma ci sono tantissime persone che sono fuggite nella boscaglia. MSF è gravemente preoccupata che queste persone stiano vivendo in condizioni che le rendono vulnerabili a malattie come la malaria, e hanno organizzato cliniche mobili per fornire assistenza medica a coloro che si stanno ancora nascondendo. Un numero indefinito di sfollati non ha ancora accesso a cure mediche, cibo, acqua potabile e rifugi.

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