Rapporto MSF “Doppia condanna” sui sopravvissuti a violenze sessuali in RDC

Rapporto MSF “Doppia condanna” sui sopravvissuti a violenze sessuali in RDC

“Doppia condanna” è il titolo del nuovo rapporto di MSF che accende i riflettori sulle carenze di cure per i sopravvissuti a violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo.

L’emergenza è soprattutto di natura medica. I dati raccolti da MSF nel 2020 mostrano un quadro preoccupante circa lo stato fisico e psicologico dei pazienti che giungono presso le strutture sanitarie per affrontare gravidanze indesiderate, infezioni, ferite dovute alla violenza subita, gravi traumi psicologici.

Solo nel 2020, le nostre équipe, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, hanno assistito circa 11.000 sopravvissuti, con una media di circa 30 al giorno,in 6 delle 26 province della RDC. Sono per la maggior parte donne, nel 20 per cento si tratta di minori. A Salamabila, città di 71.000 abitanti situata nella regione mineraria della provincia di Maniema, la diffusione della violenza sessuale è allarmante. Ogni mese, le nostre équipe trattano in media tra 120 e 150 pazienti che hanno subito un’aggressione sessuale.

Questi numeri enormi sono solo la punta di un iceberg. Per questo chiediamo alle autorità congolesi e ai loro partner di agire rapidamente per rispondere all’enorme bisogno medico, legale, socioeconomico e di protezione a cui ha assistito.

La portata della violenza sessuale nella RDC è riconosciuta e denunciata da molti attori, nazionali e internazionali. Eppure, a queste condanne non seguono azioni sufficienti, né in termini di prevenzione, né di assistenza o protezione. Le nostre équipe sul campo sono quotidianamente testimoni di bisogni che sono ben lontani dall’essere soddisfatti”.Stéphanie Giandonato capomissione di MSF in RDC

Vittime di violenza sessuale all'ospedale di MSF a Kananga

I bisogni immediati e quelli a lungo termine sono molti ma mancano quasi completamente i fondi per rispondere a questa emergenza. Lo scorso anno, per la RDC, è stato erogato meno del 6% dei fondi internazionali richiesti per rispondere ai bisogni medico-umanitari e solo il 18% per quelli relativi alla protezione delle persone e dei diritti umani. Questo trend si sta ripetendo anche nel 2021. La mancanza di supporto che ne deriva penalizza doppiamente le persone sopravvissute alle violenze sessuali”. Stéphanie Giandonato capomissione di MSF in RDC

Le storie dei sopravvissuti

Dietro a questi numeri ci sono le storie di chi ha chiesto aiuto nei centri supportati da MSF in RDC. Considerato lo stigma che devono sopportare i pazienti, questi numeri non riusciranno mai a dare l’esatta entità del problema: 11.000 persone hanno trovato la forza di chiedere aiuto, ma quante altre hanno sofferto e continuano a subire le conseguenze da sole, in silenzio?

Donna nel centro MSF di Salamabia

Il mio villaggio è stato assaltato, e per questo ho cercato rifugio qui. Durante l’attacco, uno degli uomini armati mi ha chiesto: tra la vita e la morte, cosa scegli? Ho risposto: la vita! A quel punto mi ha violentata, più volte. Dopo alcuni giorni, sono andata dall’operatrice sanitaria della comunità per dirle cosa mi fosse successo, e lei mi ha riferita a MSF. Qui potevo ricevere assistenza medica e psicologica. La vita è dura. Soffro per le conseguenze mentali e fisiche che questa violenza mi ha lasciato. Voglio che la pace arrivi a Ituri, per tornare alla mia famiglia e al mio villaggio”. Bernadette 28 anni, Ituri

Donne con bambini nel villaggio di Salamabia

È successo tutto mentre tornavo a casa. Io e la mia famiglia stavamo camminando quando ci siamo imbattuti in alcuni uomini armati. Ci hanno catturati e minacciati di morte. Mi hanno violentata di fronte ai miei figli. Erano in sei e non potevo scappare, perché c’erano i bambini e avevo paura che facessero del male anche a loro”. Léonie 40 anni, Kasai

 

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