Zimbabwe nel caos per una nuova epidemia di colera

Una seconda epidemia di colera ha colpito Chegutu, una città situata a 100 km a ovest di Harare, dove più di 100 persone sono morte dopo il primo caso di colera, registrato lo scorso 24 novembre.

MSF è arrivata a Chegutu, una città di circa 55.000 abitanti, lo scorso 12 dicembre, quando è esplosa l’emergenza.

Lo spettacolo che MSF si è trovata davanti nel centro statale per il trattamento del colera (CTC), è stato raccapricciante. I casi registrati sono stati oltre 650 con almeno 74 morti.

I pazienti giacevano sul pavimento, alcuni accanto ai cadaveri, senza servizi igienico-sanitari a disposizione, senza cibo né acqua.

“Regnava il caos assoluto”, spiega Luis Maria Tello, coordinatore del Pool di emergenza di MSF. “Non c’erano letti e i pazienti giacevano ovunque. Le persone morivano di sete perché non c’era acqua a disposizione”.

La rimozione dei cadaveri è stata una delle priorità fissate dal pool.
Nell’arco di un giorno, MSF è riuscita ad effettuare la disinfezione del luogo e la rimozione di tutti i cadaveri.

L’equipe di MSF ha fornito oltre 150 letti specifici per i malati di colera, circa 3.500 litri di Ringer lattato, utilizzati per il trattamento di questa malattia, e 6 tende. Considerato l’alto livello di contaminazione dell’area che circonda il CTC, MSF sta costruendo un nuovo centro isolato con tende e latrine in una zona controllata. Lo staff di MSF sta lavorando per facilitare la registrazione dei pazienti, mentre viene messo a punto un più efficace processo di screening dei pazienti per individuare più facilmente i casi di colera.

L’equipe è preoccupata, tuttavia, per un certo numero di persone presumibilmente morte di colera a casa per la paura di andare nel centro sanitario.

“Sono morte così tante persone nel centro sanitario che i malati, piuttosto che venirci, preferiscono rimanere a casa”, spiega Anthony Grant, esperto della potabilizzazione dell’acqua del pool di emergenza di MSF.

Un’altra sfida è fornire cibo ai pazienti in ambulatorio. Molti sono stati nel CTC per giorni e non hanno mangiato nulla. Un uomo anziano voleva staccarsi le flebo e lasciare il CTC. “Sono affamato, non mangio da nove giorni” ha detto, spiegando così il suo gesto. Molti centri sanitari in tutto il paese non hanno cibo per i loro pazienti. MSF e altre organizzazioni stanno cercando il modo di assicurare il cibo di base per ognuno di loro.

Si è probabilmente risaliti all’origine del focolaio. Le autorità governative hanno, infatti, scoperto che molti dei malati avevano utilizzato acqua proveniente da tubature rotte di proposito per poter prendere l’acqua.
Visto che molti scarichi fognari sono scoppiati in città, si pensa che le acque reflue abbiano contaminato le fonti di acqua potabile.

Sono stati segnalati alcuni casi anche nelle campagne circostanti la città. Le forti piogge di questi giorni favoriscono la diffusione dell’epidemia. MSF condurrà presto alcune missioni esplorative nelle aree circostanti per rintracciare eventuali focolai di colera.

 

Harare e dintorni

Il numero di casi seguiti da MSF ad Harare sta diminuendo. La settimana dell ‘8 dicembre, MSF ha curato 742 pazienti mentre in quella precedente ha trattato ben 1.143 casi. È in netto calo anche il numero di casi registrati a Gweru. A Epworth e a Chitungwiza, tuttavia, il numero di pazienti è in lieve aumento.

I casi nel distretto di Mudzi, vicino al confine con il Mozambico, sono diminuiti, ma, dalla metà di dicembre, sono stati segnalati due ceppi di vibrione di circa 40 casi ciascuno. La maggior parte dei casi in uno dei ceppi sono stati ricondotti a una sola fonte di acqua contaminata.

MSF è in cerca di nuovi casi nelle zone rurali delle province orientali di Manicaland e Masvingo. Ha, inoltre, assistito a un aumento dei casi nella parte meridionale di Buhera, molti dei quali gravi. MSF ha curato più di 100 nuovi pazienti nelle ultime settimane in quest’area. Poiché queste zone sono piuttosto lontane e isolate, è più difficile trovare e trattare nuovi casi.

MSF continuerà a fronteggiare i nuovi focolai di colera. Lo sciopero di alcuni operatori sanitari del governo in alcune parti del paese continua a ostacolare il lavoro, ma MSF è riuscita ad assumere centinaia di infermieri e dell’altro personale. In tutto il paese urgono ulteriore assistenza umanitaria, forniture, acqua potabile e servizi igienico-sanitari.

MSF è in Zimbabwe dal 2000 per gestire i progetti per la cura dell’HIV.

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