Se stiamo seduti con le mani in mano, queste persone moriranno

In aumento i rifugiati nigeriani che dal Camerun tornano in Nigeria

Narcisse Wega Kwekam è vice coordinatore dell’emergenza di MSF in Repubblica Democratica del Congo. È tornato da poco dalla provincia di Tanganyika, un’area in cui gli scontri fra comunità hanno costretto un gran numero di persone a lasciare le loro case. Molti vivono adesso in insediamenti informali, dove procurarsi il cibo rimane fra i problemi principali. L’insicurezza dominante sta minando la salute delle persone e la loro capacità di accedere alle strutture mediche esistenti.

“A causa del conflitto intercomunitario, gli abitanti dei villaggi hanno abbandonato le loro case nella speranza di trovare sicurezza altrove. Con l’intensificarsi dei combattimenti, gli insediamenti informali si sono moltiplicati mentre un numero crescente di famiglie arrivava a Kalémie. I rifugi in cui vivono queste persone sono fatti di paglia e di altri materiali rinvenuti nei paraggi e, anche se gli insediamenti sono in piedi ormai da mesi, gli aiuti forniti ai loro abitanti sono minimi o inesistenti. Alcuni non hanno acqua, cibo né accesso alle cure mediche.

Siamo arrivati nel villaggio di Moke nel corso di una campagna di contrasto a un’epidemia di morbillo che si era estesa fino a zone difficili da raggiungere nella provincia di Tanganyika. La gravità della situazione che abbiamo trovato raggiungeva livelli che raramente abbiamo osservato in precedenza. Le persone erano sfinite e giacevano al suolo, incapaci di alzarsi. Nel villaggio vivevano 1.500 persone e quando abbiamo visitato il cimitero abbiamo contato 95 tombe. Il 90 per cento apparteneva a bambini. Nel mese di aprile abbiamo lanciato uno screening contro la malnutrizione, riscontrando che il 51 per cento dei bambini era malnutrito, il 23 per cento in maniera severa.

Abbiamo allestito delle cliniche mobili il più velocemente possibile e fornito cure mediche sia a bambini che ad adulti malnutriti. Abbiamo anche distribuito oggetti come zanzariere e teloni, perché malaria e polmonite erano fra le malattie più frequenti per le quali le persone ci chiedevano aiuto. 

Queste persone versano in condizioni terribili. Hanno due desideri: essere protette e tornare a casa. Oltre a fornire aiuti, MSF chiede ad altri attori di condividere questa responsabilità. Se stiamo seduti con le mani in mano, queste persone moriranno. Ogni volta che torniamo al villaggio ci sono nuovi morti.

Come MSF, continueremo a raccontare ciò che vediamo e a fornire testimonianze della nostra esperienza. Ma tutti devono assumersi la propria responsabilità. Ci sono sicuramente altre sacche di popolazioni sfollate che versano in situazioni simili e nelle stesse condizioni di bisogno. Noi siamo pronti a intervenire, ma anche ad alzare la voce affinché tutti si sentano coinvolti e agiscano”.  

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