Aleppo Est: “L’ho fatto nascere per vivere una vita così?”

La testimonianza arrivata il 29 Novembre di Umm Leen, una madre che vive con la sua famiglia ad Aleppo Est.

“L’assedio è stato duro, ma non l’abbiamo temuto tanto quanto temiamo le bombe.

Il mio nome è Umm Leen, ho sette figli e dal giorno in cui sono nata non ho mai lasciato Aleppo Est, fino ad ora.

Mia figlia maggiore ha 16 anni. Era incinta di sei mesi, ma ha subito un aborto spontaneo due settimane fa. Uno dei miei figli, di 12 anni, è stato ucciso da una scheggia che gli ha trafitto il cuore. Il mio figlio più piccolo è un bambino di tre mesi nato durante l’assedio.

È nato con un mese di anticipo a causa dei miei attacchi di panico e dei pesanti bombardamenti.

Negli ultimi due anni ho avuto diversi aborti spontanei e anche durante quest’ultima gravidanza ho avuto molti problemi. Ho avuto minacce di aborto nel secondo e terzo mese e sono dovuta andare in ospedale ogni 10 giorni. Ho sofferto di pressione bassa, grave anemia e bassi livelli di calcio. Ero sempre stanca e stordita.

A causa dell’assedio, vi sono carenze di tutti i tipi di alimenti. Molti neonati sono sottopeso a causa del digiuno delle madri.

Nella prima settimana di agosto, l’ostetrica mi ha detto di prepararmi per la nascita e acquistare i farmaci di cui avevo bisogno. Ho dovuto acquistare i farmaci nelle farmacie, poiché non erano disponibili negli ospedali.

Due giorni dopo, alle 5 del mattino, le mie acque si sono rotte. Non c’era nessuno che poteva portarmi in ospedale e non c’erano nemmeno mezzi di trasporto pubblico. Non siamo riusciti a chiamare un’ambulanza – il carburante è così scarso che le ambulanze si muovono solo per i casi più critici. Alla fine mio marito ha fermato una macchina in mezzo alla strada e ha supplicato l’autista di portarci in ospedale.

Era in corso un pesante bombardamento e non sapevamo se ce l’avremmo fatta. L’autista ha guidato a velocità incredibile per schivare le bombe – siamo arrivati in ospedale in soli 12 minuti. La mia più grande paura era rimanere a corto di carburante in mezzo alla strada, intrappolati sotto una pioggia di bombe.

Nel corso del travaglio ero sola. Non c’è nessuno qui ad Aleppo Est della mia famiglia o di quella di mio marito, siamo gli unici rimasti. Mio marito ha aspettato al piano di sotto.

Cinque ore più tardi è nato mio figlio. È stato dopo aver partorito che sono cominciati i problemi. Ho avuto un’emorragia, così mi hanno messo delle barre di ghiaccio sulla pancia e dentro il ventre per cercare di fermarla.

Ho fatto del mio meglio per allattare il bambino, pur non avendo nulla da mangiare ed essendo denutrita.

Sono stata dimessa il giorno stesso, perché il bombardamento era così intenso e l’ospedale non era adeguatamente protetto. Dopo aver lasciato l’ospedale, quattro missili sono esplosi proprio di fronte all’edificio.

Il mio bambino è rimasto in ospedale per altri 15 giorni. Pesava solo 1,2 kg e non mi aspettavo che sopravvivesse. Ma ce l’ha fatta.

Ad agosto, durante i primi mesi di assedio, le cose non andavano male come adesso. In ospedale avevano ancora il latte artificiale, così i medici lo hanno potuto nutrire, altrimenti mi sarei dovuta tirare il latte per dargli da mangiare.

Ma ora non c’è latte artificiale in giro, e io sto macinando il riso e alimentando mio figlio in questo modo invece che con il latte. Sta perdendo peso ed è molto debole. Dovrei sedermi e guardarlo morire davanti a me?

Gli altri miei figli sono tutti incredibilmente magri, troppo, perché non abbiamo quasi nulla da mangiare.

Da tre mesi non si trovano pannolini, così la gente sta usando gli stracci, ma questi provocano eruzioni cutanee ai neonati. Mia figlia ha una brutta tosse, ma l’ospedale pediatrico è stato bombardato e non so dove portarla. Il bambino ha difficoltà a respirare, così come altri problemi di salute, ma non lo possiamo portare fuori Aleppo Est. Restiamo qui ad aspettare che i nostri figli muoiano.

Secondo una credenza, ogni bambino che nasce incarna quelli che si sono persi.

Ma io, in queste condizioni, non credo sia così. Dopo la sua nascita mi sono sentita così triste. L’ho messo al mondo per fargli vivere una vita come questa?

Non so nemmeno se sopravvivremo a tutto questo. I bambini sono così impauriti, ogni volta che sentono un aereo corrono verso di me. Mi si spezza il cuore.

Spero solo che i miei bambini restino sani e salvi. Spero che non siano feriti, perché non ci sono ospedali in cui portarli. Non riuscirei a guardare i miei bambini morire di fronte a me.”

MARTEDì 6 DICEMBRE SCENDI IN PIAZZA MONTECITORIO INSIEME A NOI PER DIMOSTRARE SOLIDARIETA’ ALLA POPOLAZIONE SIRIANA. BASTA BOMBE SU CIVILI E OSPEDALI! 

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