Giuseppe De Mola

Giuseppe De Mola

Advocacy Manager MSF
Campeggio

Il 10 agosto viene sgomberato un edificio in via Quintavalle, a Cinecittà, di proprietà di una società immobiliare e di una banca, dove dal 2013 vivono una sessantina di nuclei familiari, italiani e stranieri.

Gli occupanti salgono sul tetto, gli agenti in tenuta antisommossa con l’appoggio di un elicottero li costringono a scendere, uno a uno. Una settantina di persone trova rifugio sotto il porticato della Basilica dei Santi XII Apostoli, a due passi dal Campidoglio. Il Comune di Roma propone soluzione abitative soltanto a donne e bambini, senza riguardo per i gruppi familiari.

Questi non sono rifugiati.

Qualcuno c’è.

Sì, ma non tanti. Questa, ad esempio, è una signora peruviana.

Veramente ha la cittadinanza italiana.

E quindi cosa c’entra parlarne qui?

C’entra che rifugiati, migranti, italiani, qui sono tutti senza casa. E c’è che hanno tutti lo stesso identico problema: sono poveri. E di questi tempi, non sta bene.

Ci sono un sacco di bambini. Venti, trenta, su settanta accampati sotto i portici della chiesa. C’è una bambina con i capelli sparati che sembra la protagonista di Re della terra selvaggia. Poveri pure quelli. Si lavano tutti nei bar intorno alla chiesa, ma tra qualche giorno i bambini dovranno andare a scuola e non si sa come si farà, la mattina. Sono iscritti alle scuole di Cinecittà, dove si trova l’edificio che avevano occupato.

Abbiamo capito che ci avrebbero sgomberato quando ci hanno tagliato la luce. Siamo stati un mese senza luce. Per fortuna che era estate e che potevamo lavarci con l’acqua fredda. E per fortuna che non c’hanno tolto pure l’acqua.

A Rignano, in provincia di Foggia, quando a marzo hanno deciso di sgomberare il “Gran Ghetto” con centinaia di rifugiati e migranti dentro le baracche, hanno tagliato l’acqua. Così quando è scoppiato l’incendio, fatalità, tutto è bruciato più facilmente. Anche i corpi dei due ragazzi che non sono riusciti a scappare in tempo.

Abbiamo detto ai nostri bambini che siamo venuti qua in campeggio. Perciò li vedi così sereni, che giocano. Ieri mio figlio più grande mi ha detto: “Mamma, ma quando finisce questo campeggio? Bello, però io adesso voglio tornare a casa”. Mio marito prima aveva un lavoro, per diciotto anni abbiamo avuto una casa in affitto, pagavamo 800 euro al mese (quanto fa 800 euro al mese per diciotto anni? C..o, ma fa più di 170mila euro!). Lo so che non è legale occupare un posto che non è nostro, però quell’edificio era vuoto e noi stavamo in mezzo alla strada.

A una ragazzina di 13 anni viene una crisi e non la finisce più di piangere. Forse possiamo essere utili anche qui. Devo parlarne con Ahmad.

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