Pier Paolo Duchini

Pier Paolo Duchini

Anestesista MSF

Cartolina di Natale dalla Repubblica Centrafricana

Pier Paolo Duchini

Pier Paolo Duchini

Anestesista MSF
Cartolina di Natale dalla Repubblica Centrafricana

 

Nzoni Matanga ti Noel (buona festa di Natale – lingua Sango): la mattina di Natale a bordo di una slitta mascherata da Land Cruiser di Medici Senza Frontiere, gli elfi del team medico e chirurgico di Bossangoa supereranno in orario il cancello dell’ospedale e cominceranno il giro visite nei padiglioni. Muniti di stetoscopi, guanti, ecografi, gireranno tra i pazienti e distribuiranno medicazioni, antibiotici e sorrisi (i regali più ambiti da chi non potrà passare questa giornata a casa). Tutti i pazienti avranno il loro regalo di dedizione e attenzione. Terapia intensiva, chirurgia, ostetricia, pediatria, medicina, nutrizione, salute mentale. Prima, durante o dopo, come al solito, la sala operatoria continuerà la sua attività d’urgenza.

Più o meno così immagino il mio primo Natale con MSF, lontano da casa. Quando ho annunciato alla mia famiglia che sarei partito per una missione in Repubblica Centrafricana, quello che ho registrato è stato un mix di reazioni che spaziavano tra felicità e preoccupazione, orgoglio e ansia. Zia Valentina tra le altre cose ha subito notato un particolare che ad altri era sfuggito, almeno inizialmente. Ovvero che tra Novembre e Febbraio cade proprio quel Natale che è ormai tradizione di famiglia, con 16 o più persone radunate intorno ad un tavolo, per ore. Condividere tempo ed emozioni, grandi abbuffate, giochi e risate. Zia ha provato a tenere accesa la speranza: «Ma per Natale ti rimandano a casa? Poi torni in missione subito dopo». La risposta molto diplomatica: «Zia, credo sia molto difficile…».

Pochi mesi dopo scrivo queste poche righe da Bossangoa, cittadina del nord della Repubblica Centrafricana, dove sto vivendo la mia prima missione come anestesista nell’ospedale che MSF gestisce in collaborazione con il Ministero della Salute. Bossangoa è una città ferita dalla guerra civile, che da qualche tempo ha smesso di sanguinare. Gli scontri tra le fazioni contrapposte da differenze politiche, economiche e religiose sono ad alcuni chilometri di distanza dal centro città, e questo permette a chi vive qui di sperimentare una vita quasi normale, con misure di sicurezza rigide, ma non una percezione di pericolo imminente. La città in questi giorni mantiene la sua vita normale, fatta di mercato, lavoro della terra, artigianato, allevamento; non mostra i segni della festa e dell’attesa, al mercato le persone non cercano i regali.

Solo parlando con chi vive qui ho capito quanto il Natale abbia conservato la sua struttura spirituale. Secondo uno dei nostri autisti, originario di Bossangoa, Natale è la festa più importante dell’anno, «La festeggiamo in chiesa, poi il pomeriggio sto con i miei figli e mia moglie, come sempre». Nel compound MSF lo spirito natalizio si è palesato nell’ultima settimana. Si parlava dei preparativi tra le riunioni in ospedale e la vita nel compound. Abbiamo costruito l’immancabile albero (in legno), frutto di una collaborazione tra logisti, amministrativi, membri dello staff medico. Come appendere una foto al muro, quasi un modo per sentirsi a casa anche a migliaia di chilometri.

Per l’equipe chirurgica ogni programma è superfluo; l’attività al blocco operatorio in questi giorni è più frenetica del solito. Ma tra un intervento e l’altro ci stiamo attrezzando anche in ospedale per creare un momento speciale con il team e i pazienti. Momenti di condivisione di esperienze tra persone che vengono da posti diversi, musica, cibo. Alla fine della giornata, di ritorno a casa, cercherò di mettermi in contatto con la mia famiglia per i saluti. Internet aiuta, sia chi parte sia chi resta, a sopportare la distanza anche in giornate come questa.

(pubblicato su Corriere.it)

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