Monica Minardi

Monica Minardi

Presidente MSF

A Gaza una guerra oltre ogni regola

Monica Minardi

Monica Minardi

Presidente MSF
A Gaza una guerra oltre ogni regola

La guerra esiste, è sempre esistita e, probabilmente, sempre esisterà. E la sofferenza arrecata alla popolazione civile le accomuna tutte.

Per proteggere chi non imbraccia le armi, c’è il diritto internazionale umanitario che non chiede né pace, né giustizia, ma il rispetto, durante le operazioni militari, del principio di distinzione tra obiettivi militari e popolazione civile, e dei principi di umanità e proporzionalità, che impongono limiti e condizioni all’utilizzo della forza. Non un costrutto legale astratto, ma un quadro di norme per limitare gli effetti più devastanti dei conflitti, assicurando la protezione dei civili e l’accesso dei soccorritori.  

È doverosa la condanna al brutale attacco del 7 ottobre e alla presa degli ostaggi da parte di Hamas. Da allora bombardamenti incessanti e indiscriminati hanno scatenato una punizione collettiva oltre ogni regola.  

A Gaza, dove un’intera popolazione viene equiparata a un obiettivo militare e costretta a movimenti forzati, è stato screditato lo spirito stesso del diritto internazionale umanitario, mentre diventa totalmente irrealistico un efficace dispiegamento degli aiuti.

Prima del 7 ottobre, tra i 300 e i 500 camion di rifornimenti entravano nella Striscia ogni giorno. Per settimane il valico di Rafah è stato chiuso, dal 21 ottobre a oggi è transitata una media di 40 camion al giorno: beni essenziali del tutto insufficienti per gli oltre 2 milioni di palestinesi sotto assedio. È fondamentale interrompere bombardamenti e attacchi indiscriminati per consentire un flusso costante e prevedibile di forniture mediche e umanitarie. Attraverso più valichi e su tutta la Striscia e non in aree predefinite, e senza mai diventare uno strumento per spingere le persone a spostarsi.  

A Gaza, oggi, non c’è un posto sicuro. Anche l’eventuale presenza di combattenti tra i civili non giustifica mai la trasformazione di un’intera area urbana in obiettivo militare. Un ospedale, un’ambulanza non dovrebbero mai essere un target, ma questi attacchi accadono quasi ogni giorno e si stanno ancora intensificando.

“La situazione è catastrofica”, dicono dottori e infermieri di Medici Senza Frontiere che operano ad Al Shifa. E a Gaza le strutture mediche sono colpite due volte: dai bombardamenti e dalla mancanza di gasolio, elettricità e farmaci essenziali, che alla fine ne causano la chiusura. Rendere insicure le strutture sanitarie, concepite per offrire cure e salvare vite, è un attacco diretto ai principi fondamentali del diritto umanitario internazionale e all’umanità.  

L’uso di civili come scudi umani è altrettanto disumano, oltre che proibito, come la presa di ostaggi, ma nemmeno è consentito condizionare gli aiuti al loro rilascio.  

Il ruolo delle organizzazioni umanitarie, come MSF, non è lamentare la violazione delle norme umanitarie, ma chiedere quotidianamente il loro rispetto agli eserciti o ai gruppi armati che controllano territori e popolazioni. Non sempre funziona, non tutti i giorni, ma queste non sono regole per umanitari, sono responsabilità di tutti gli Stati.  

Oggi più che mai serve la loro applicazione in Medio Oriente dove il conflitto arabo-israeliano, irrisolto da troppo tempo, è entrato in una inaudita spirale di violenza politica e militare 

La gravità della situazione impone a tutti, soprattutto ai paesi con un’influenza nella regione, e anche all’Italia, di chiedere un immediato cessate il fuoco. Le pause umanitarie di alcune ore non bastano.  

Noi siamo pronti ad aumentare la nostra risposta a Gaza con l’invio di nuovi team e forniture mediche. Ma qualsiasi sforzo sarà insufficiente o inutile senza un cessate il fuoco immediato.  

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