Angela Brucato

Angela Brucato

Capo progetto MSF

La lenta rinascita di Mosul

Angela Brucato

Angela Brucato

Capo progetto MSF
La lenta rinascita di Mosul

In questo momento mi trovo a Mosul, Iraq, dove gestisco un progetto grazie al quale offriamo cure chirurgiche, salute materno infantile e supporto psicologico.

Mosul è la seconda città dell’Iraq ed è divisa dal fiume Tigri in due parti (Est/Ovest). Prima della conquista da parte del cosiddetto Stato Islamico nel 2014, contava una popolazione di circa 2,3 milioni di persone.

Siamo presenti a Mosul dal 2017. Durante la battaglia di liberazione, abbiamo fornito cure mediche con un ospedale da campo a 30 Km dalla città. Dopo il conflitto, abbiamo deciso di restare e di proseguire con un centro post-operatorio nella zona Est della città. Attualmente l’ospedale ha 64 posti letto e offriamo cure chirurgiche di alto livello.

Nella parte Ovest di Mosul, quella più danneggiata dal conflitto, offriamo cure ostetriche e supporto psicologico in diversi centri di salute. Nel 2019 abbiamo donato un ospedale con 30 posti letto al Ministero della Salute, l’unico che si occupa di malattie infettive in tutta la città.

Per affrontare questo periodo di pandemia abbiamo temporaneamente trasformato il nostro centro post-operativo in un centro di trattamento Covid-19. Abbiamo anche fornito formazioni su misure di controllo e prevenzione delle infezioni.

Mosul sta lentamente rinascendo. È una città in fase di riabilitazione, i ponti distrutti dai bombardamenti stanno riprendendo vita e, nonostante il numero di posti letto sia ancora limitato, si vedono alcuni ospedali in costruzione.

La situazione appare relativamente calma ma, in realtà, il contesto socioeconomico dell’Iraq è peggiorato. Nel Sud del Paese, negli ultimi mesi, sono riprese varie manifestazioni contro il governo. Le tensioni geopolitiche si sentono quotidianamente nell’aria.

Annunciare questa missione alla mia famiglia e ai miei amici non è stato per niente semplice ma essere qui in Iraq, per me, significa poter guardare l’altro lato delle cose, significa essere testimone di un contesto molto spesso dimenticato dai media, essere vicina a persone che subiscono subisce le scelte politiche di altri paesi.

Significa essere nella vecchia Babilonia, guardare il fiume Tigri così spesso studiato a scuola e poter vivere sulla mia pelle una parte di quello che si scriverà sui libri di storia. Tutto questo mi ha spinto ad accettare di partire per Mosul per portare avanti il fantastico lavoro iniziato anni fa da Medici Senza Frontiere.

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