Ian Cross

Ian Cross

Medico MSF

L’amore conta anche nella malattia

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Medico MSF
L’amore conta anche nella malattia

Sembrava mettersi male per la magrissima bambina di 10 anni sdraiata sul letto in una stanza tenuta appositamente buia nella nostra struttura sanitaria a Kutupalong, nella regione di Cox’s Bazar, in Bangladesh.

Fuggita attraverso la frontiera con la sua famiglia per l’aumento della violenza nello Stato di Rakhine, in Myanmar, era stata ricoverata con spasmi dolorosi dei muscoli spinali che le inarcavano la schiena, le serravano la mandibola e le bloccavano gli arti. Era il tetano, malattia che grazie ai vaccini è stata praticamente debellata in tutto il mondo. Ma non nel Myanmar nord-occidentale, dove abitava la famiglia della ragazza.

Tenevamo la stanza buia e silenziosa, per ridurre gli stimoli sensoriali che potevano scatenare un altro attacco di spasmi. La tonicità delle sue braccia stava migliorando, ma le gambe erano tese, con le dita rigide e allungate. Ieri aveva cercato di mangiare del cibo, ma la sua bocca non si apriva abbastanza.

Guardava suo padre che sedeva accanto a lei, a gambe incrociate sul materasso. Le lacrime scendevano sulle guance di lui. Stavamo facendo tutto il possibile per accelerare la sua ripresa, ma era un processo estremamente lento.

Poi la bambina ha guardato il padre e ha mormorato qualcosa attraverso la mascella serrata.

“Cos’ha detto? ho chiesto all’assistente medico, la mia collega bengalese dr.ssa Sharma Shila.

Vuole che suo padre la tenga in braccio” ha detto.

Il padre era sconvolto. Non voleva provocarle un nuovo spasmo. Ho adagiato delicatamente la bambina sul grembo del padre e gli ho detto di coccolarla.

Mi sono girato verso l’altro paziente nella stanza, un bambino di un mese affetto da tetano neonatale. Se sua madre fosse stata vaccinata contro il tetano durante la gravidanza, lo avrebbe prevenuto. Sfortunatamente non c’erano cure antenatali disponibili nelle aree dei Rohingya, oltre la frontiera in Myanmar. Ho passato un po’ di tempo cercando di insegnare al piccolo come succhiare del latte materno dal mio mignolo. Se fosse riuscito, forse sarebbe riuscito anche ad attaccarsi al seno di sua madre per nutrirsi in modo adeguato.

Dopo dieci secondi, ha iniziato ad abituarsi all’idea e a succhiare in modo forte e regolare. Dopo aver nutrito il figlio attraverso un sondino naso-gastrico per tre settimane, la madre era davvero felice dei progressi del suo bambino.

Prima di andare via, ho girato lo sguardo verso la bambina tra le braccia del padre. Non credevo ai miei occhi. Lo spasmo muscolare si era ridotto abbastanza perché riuscisse a piegare le ginocchia a 60 gradi. La mandibola non era più serrata e la piccola sorrideva a suo padre.

Quasi non trattenevo le lacrime. L’amore può non essere una medicina ma è altrettanto potente.

 

 

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