Alessandro Piro

Alessandro Piro

Logista MSF

Natale in missione con MSF: una grande sorpresa

Alessandro Piro

Alessandro Piro

Logista MSF
Natale in missione con MSF: una grande sorpresa

Niente pranzi infiniti, regali sotto l’albero, pupazzi di neve, i soliti cinepanettoni. Quest’anno il mio Natale è stato decisamente il più anomalo dei miei 31 anni di vita. Ogni anno mi sento ripetere che il Natale è una festa che ha perso il suo spirito autentico ed è solo consumismo, ma puntualmente ogni 25 dicembre si confermano i soliti cliché. Io per la prima volta credo di essere riuscito a smontarli uno per uno.

Anzi, tutti tranne uno. Infatti, aprendo il pacco regalo che ci è stato inviato dal coordinamento locale di MSF, mi sorprendo per la presenza di un panettone assieme ad altre piacevoli leccornie. Quindi quest’anno non ho dovuto rinunciare al più tradizionale dolce natalizio italiano. Ma è stato davvero l’unico aspetto che mi ha fatto ricordare il solito Natale, oltre al cappellino rosso di Babbo Natale.

Girando per le vie di Lulimba a fine dicembre non si ha nessuna percezione di atmosfera natalizia. I pochi negozi non hanno addobbi a tema o luci intermittenti. Lulimba rimane un piccolo villaggio rurale, con strade sterrate malferme che con le grande pioggie di stagione si trasformano in fiumi, piccole case dai tetti in lamiera. Le persone del posto non sembrano preoccuparsi dello scorrere dei mesi, che corrono uno uguale all’altro senza stagioni, in un perenne clima equatoriale. E così il giorno di Natale ha tutte le sembianze di un giorno come un altro.

Eppure per me il 25 dicembre in missione con MSF è stato una grande sorpresa. Noi operatori umanitari rimasti sul campo eravamo solo in 4 su 8, gli altri sono andati in vacanza. Siamo stati tutti d’accordo che quest’anno per rendere questa giornata speciale bisognasse organizzare una festa per i bambini. Un momento di gioia autentica, con musica, festoni e caramelle, da dedicare interamente a loro. I bambini qui sono i veri protagonisti della vita quotidiana. Se non altro per il fatto che sono davvero tantissimi, visto che qui ogni famiglia ne ha in media 7 o 8. Così invitiamo i figli dei membri dello staff nazionale e i loro amici.

È il modo migliore per farci conoscere, per passare del tempo insieme e finalmente avere un contatto diretto con quei bimbi che a volte spaventati altre volte sorpresi, ci guardano passare sulle automobili sulle strade e ci salutano al grido di “Mzungu”! (straniero in Swahili).

All’inizio ci siamo illusi fosse semplice da gestire, con i primi 15 bambini che arrivano cominciamo a giocare e a cantare insieme. Nel giro di pochi minuti diventano 130 ed è una vera impresa riuscire a gestire quel groviglio di simpatici mostriciattoli. Dopo il primo momento di animazione, cominciamo a ballare e ognuno di noi operatori di MSF sfigura davanti a dei talenti impressionanti che a 5 anni si muovono come campioni delle piste da ballo. C’è poco da fare, il ritmo è qualcosa che si ha nel sangue e per questi bambini sembra la cosa più naturale del mondo.

In seguito proiettiamo un cartone animato: le avventure di un bimbo africano, Kirikou, che scopre il mondo attorno a sé. Riusciamo incredibilmente a averli tutti calmi e silenziosi per un’ora e qualcuno di loro addirittura si addormenta, così siamo costretti ad improvvisare una zona pisolino.

Dopo riprendiamo i balli e offriamo una piccola merenda con dolci, caramelle, e bibite.

La festa termina prima che faccia buio. Dopo aver chiuso il cancello, ci guardiamo negli occhi consapevoli di aver superato una vera e propria impresa. A sera siamo piacevolmente distrutti; ognuno di noi chiama la propria famiglia a casa per fare gli auguri. Loro stanno festeggiando il Natale attorno ad una tavola imbandita, tra schiamazzi, alberi e presepi. Quest’anno mi ritrovo distante migliaia di chilometri, posso solo immaginare quella sensazione di pesantezza che si prova a fine pasto.

Non parteciperò alla tombola di famiglia, né allo scambio di regali con gli amici e alle nottate passate insieme, eppure sono contento di aver condiviso un pomeriggio di felicità assieme a questi bimbi meravigliosi. Nonostante mi abbiano sfiancato, mi hanno lasciato una grande sensazione di serenità. Che poi è un po’ quello che ogni anno mi aspetto dal Natale.

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