Giuseppe De Mola

Giuseppe De Mola

Advocacy Manager MSF
Pane e rose

A una cinquantina di persone – i bambini, le madri e i disabili – viene consentito di restare nell’edificio. Altre 200 persone, in prevalenza donne, dormono all’aperto, nell’adiacente piazza Indipendenza: non hanno altri posti dove andare. Il 23 agosto la polizia cerca di sgomberare la piazza senza riuscirci. Il 24 agosto le forze dell’ordine prima trasferiscono forzatamente le persone presenti nell’edificio, poi sgomberano la piazza con l’uso di idranti.

Un team medico di MSF assiste 13 persone ferite: 5 vengono portate in ospedale per fratture e lacerazioni.

Senza risultato la mediazione dell’UNHCR. Tardivo – e inutile – l’intervento del Comune di Roma.

I rifugiati formeranno un altro presidio in piazza Venezia: sgomberato pure quello il 4 settembre.

La mia prima carica di polizia. Le mie giovani amiche attiviste alla frontiera sarebbero fiere di me. Però è una carica surreale. Da un lato, la fila di poliziotti con la visiera abbassata e i manganelli ritti che avanza; dall’altra, la fila di donne piangenti che arretra.

Le spingono verso l’angolo di via Goito. All’angolo di via Goito c’è l’entrata del supermercato: la gente guarda la carica, entra, fa la spesa, esce, guarda la carica e se ne va.

Tre persone del Comune arrivano in piazza di corsa, portano un tavolino e delle sedie, si siedono e cominciano a richiamare i rifugiati: vogliono registrarli e trovare le case per tutti. Anzi, solo alle donne, i bambini e i malati. Gli uomini si attaccano. Mentre la fila di poliziotti con le visiere calate sugli occhi continua ad avanzare.

Guarda che è successo il giorno prima, che sono arrivati quelli del Comune. Il mercoledì, non il giovedì.

È lo stesso. Anche il giorno prima sono arrivati dopo la carica della polizia. Col tavolino e le sedie. Mancava solo il cappello di paglia, l’ombrellone e la parmigiana.

Adesso arriva un furgone con su scritto “Unità cinofila” e un camion con gli idranti. Non ci posso credere.

Prima uno spruzzo moscio, di avvertimento. Poi getti sempre più forti. Prendono Afewerki al petto e lui cade dalle stampelle. Poi un getto solleva Gemma di peso e la scaraventa a terra (o forse prima colpiscono Gemma, non ricordo bene).

Il nostro medico interviene e si mette tra i rifugiati e gli idranti, con un braccio alzato. Smadonna perché tutti gli stanno addosso, e non riesce a visitare Gemma. Sul posto non c’è nemmeno un’ambulanza.

Io prendo alcune donne che sono a ridosso dei manganelli e degli scudi e cerco di allontanarle da lì.

L’idrante ha colpito anche me e ho i pantaloni bagnati. Sembra piscio. A questa età, problemi di prostata, ci sta.

Condividi con un amico