Fulvia Conte

Fulvia Conte

Ricerca e Soccorso MSF
Testimoni scomodi

Il 20 marzo 2024, la Geo Barents di MSF è stata sottoposta a fermo amministrativo con l’accusa di aver ostacolato le manovre della guardia costiera libica durante un soccorso del 16 marzo.

Un episodio avvenuto poche ore prima di un altro intervento critico per il soccorso di un barchino semiaffondato con 75 persone tra cui decine di bimbi e neonati alla deriva.

Mentre in mare Unione Europea e Italia coordinano e favoriscono respingimenti, a terra, oltre alle Nazioni Unite, recentemente anche la Corte di Cassazione ha affermato che la Libia non è un posto sicuro, e riportare persone lí, dove subiscono abusi, torture, rapimenti, uccisioni, stupri, è un crimine.

Nella sua ultima missione la Geo Barents, dopo aver assistito a un respingimento di 100 persone da parte della guardia costiera libica in acque SAR maltesi, a sole 40 miglia a sud di Lampedusa, ha effettuato altri 3 soccorsi.

Durante il secondo, un pattugliatore libico, donato dall’Italia un anno fa, ha ostruito per due ore le manovre di una delle nostre lance da soccorso, tentando di abbordarla, minacciando di sequestrarla e mettendo ancora più in pericolo le persone sul barchino e sull’ altra lancia, che per oltre due ore non ha potuto sbarcare i sopravvissuti sulla Geo Barents.

Mentre prestavamo la prima assistenza alle quasi 200 persone appena salvate, ci siamo diretti verso un barchino semi affondato in mare da due giorni, sorvolato da Frontex e dall’aereo Sea Bird.

Appena arrivate, le lance hanno trovato una situazione estremamente critica. Hanno evacuato i bambini e i neonati, che le persone si passavano di mano in mano per farli arrivare al team di soccorso e in pochi minuti il barchino si è definitivamente ribaltato. Grazie anche all’illuminazione di un grosso mercantile che ha prestato assistenza, tenendosi a debita distanza vista la stazza, siamo riusciti a togliere tutte le persone dall’acqua.

Durante la navigazione di 3 giorni verso il porto assegnato, Marina di Carrara, sul ponte della Geo Barents i sopravvissuti e le sopravvissute raccontano il viaggio, il terrore, la gioia d’esser salvi.

C’è chi ha speso 4 anni in Libia, chi è stata stuprata piu volte durante il viaggio, chi ha dovuto scegliere tra una morte sicura sotto le bombe e una possibile in mare.

Con 80 minori, bambini, neonati, il ponte sembra un asilo. Una ragazza che studiava medicina in Siria, soccorsa nell’ultimo barchino, aiuta il team medico. Un uomo anziano si prepara con fatica a ricostruirsi una vita dall’altra sponda del mare, quella sicura, raggiungibile solo rischiando tutto, anche più volte, se non si ha il passaporto giusto in tasca. 

Solo nel 2023, sono oltre 3mila le persone morte o scomparse in mare, a cui vanno aggiunti quelli di cui non si sa più nulla.

La settimana scorsa la Ocean Viking ha trovato un barchino in mare da 7 giorni. Partiti in 100, solo in 25 ce l’hanno fatta.

Da anni, la guardia costiera libica finanziata da UE e Italia, effettua respingimenti illegali in mare, spesso con l’uccisione di persone in fuga dalla Libia durante le aggressive manovre ampiamente testimoniate da navi e aerei della società civile. In un video di pochi mesi fa, che fa paura solo a vederlo, si vede un pattugliatore libico che si schianta volutamente contro un gommone.

Tutto ciò, sotto il coordinamento di UE e Italia, che nel frattempo continua a bloccare chi cerca di garantire il rispetto di quegli stessi trattati internazionali che gli stati costieri hanno firmato ma che víolano costantemente.

Criminalizzando chi migra per salvarsi, via mare e via terra, e tenendo navi ferme in porto, testimoni scomode di una crudeltà voluta politicamente dalla fortezza Europa. 

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