Oussama Omrane

Oussama Omrane

Promotori della salute/Antropologi MSF

Un futuro che inizia da una sola goccia d’acqua pulita

Oussama Omrane

Oussama Omrane

Promotori della salute/Antropologi MSF
Un futuro che inizia da una sola goccia d’acqua pulita

Quando sono arrivato ad Aweil, una città nel nord del Sud Sudan, il sole sembrava non dare tregua a nessuno dopo mesi di pioggia. La polvere si sollevava ad ogni passo e il caldo tagliava il fiato. Ma ciò che più mi colpiva non era il clima: era la fragilità che si percepiva negli sguardi delle persone nonostante 5 anni fossero passati dalla fine della guerra civile.

Da settimane un nuovo flagello si era aggiunto alla condizione già precaria nella quale viveva la comunità: l’Epatite E.

Per far fronte a questa epidemia, MSF ha deciso di iniziare una campagna globale nella zona di Maper da dove proveniva la maggior parte dei casi. L’intervento si è basato su due aspetti semplici: sensibilizzazione e distribuzione di materiale. Abbiamo portato anche ascolto, pazienza e la convinzione che la conoscenza potesse salvare vite.

Sono state formate 18 squadre e ad ognuna è stata assegnata una area. Ogni mattina ci riunivamo sotto un grande albero di Adansonia, punto d’ombra e di ritrovo per tutti. Qui un uomo con il megafono in mano chiamava le persone per assistere ai nostri incontri. Donne con i figli che si accucciavano vicino ai loro piedi, giovani curiosi, e qualche anziano seduto con calma sulle stuoie, venivano ad ascoltarci.

Durante le sessioni di promozione della salute, l’educatore spiegava cosa fosse l’Epatite E, come si trasmettesse, come proteggersi e cosa fare in caso di comparsa dei sintomi. Vedevamo gli occhi cambiare espressione: prima la diffidenza, poi la sorpresa, infine una nuova consapevolezza.

Gli occhi della gente che ci ascoltava erano piene di curiosità ma non solo per le immagini che l’educatore mostrava ma anche per il lavoro svolto dall’altro componente della squadra, ossia purificare l’acqua. Si tratta di una dimostrazione semplice, non molto impegnativa se non per la durata. Servono infatti molti minuti per spiegare il funzionamento del depuratore e dell’Aquatabs, compresse effervescenti che rendono l’acqua sicura da bere, eliminando batteri, virus e cisti di parassiti.

Dopo la fine della sessione si passava alla distribuzione dei prodotti, e questo era il momento più atteso. Ad ogni famiglia davamo un secchio, del sapone e gli strumenti per purificare l’acqua. Tutti hanno osservato come la polvere bianca trasformasse l’acqua torbida in qualcosa di limpido, quasi magico. Ma non era magia: era prevenzione, era vita che tornava possibile.

I bambini ci seguivano incuriositi, correvano da tutte le parti a piedi scalzi senza paura di farsi male, mentre qualche donna anziana, dal portamento fiero, con un gesto di gratitudine ci ringraziava in dialetto dinka: “Abïr. Nhialic kë yïn!” (Grazie, che Dio vi benedica!).

La campagna è durata nove giorni (dal 4 al 14 novembre) e si è conclusa pochi giorni fa, ma in realtà non è finita. E come dico sempre: una mano non applaude mai da sola. Ogni bustina consegnata, ogni conversazione, ogni piccolo gesto continua ora nelle mani delle famiglie di Aweil.

La nostra campagna ha raggiunto gli abitanti di quasi 6.500 case, ma il nostro lavoro ha avuto un significato più ampio: non abbiamo portato solo strumenti, abbiamo portato la possibilità di un futuro più sicuro.

Un futuro che inizia da una sola goccia d’acqua pulita.