Stop al Titolo 42 ma la crisi migratoria in Messico continua

Stop al Titolo 42 ma la crisi migratoria in Messico continua

Stop al Titolo 42: oggi l’amministrazione Biden ha messo fine al Titolo 42, una misura di salute pubblica utilizzata per più di tre anni per bloccare le richieste di asilo alla frontiera meridionale degli Stati Uniti. Tuttavia la crisi migratoria al confine statunitense con il Messico continua a essere drammatica.

Varato dall’amministrazione Trump nel 2020 e ripetutamente prorogato dall’amministrazione Biden, il Titolo 42 consentiva di bloccare ed espellere le persone in cerca di protezione al confine meridionale degli Stati Uniti.

Una politica utilizzata per permettere l’espulsione di oltre 2,8 milioni di persone dagli Stati Uniti verso le città lungo il confine tra Stati Uniti e Messico e che ha causato una catastrofe umanitaria per i migranti in cerca di sicurezza e di una vita migliore negli Stati Uniti.

Per tre anni, a causa di questa politica, migliaia di persone sono rimaste abbandonate con un accesso limitato a un riparo, servizi di base e con il rischio di essere vittime di violenza in città non sicure o senza le risorse necessarie per soddisfare i loro enormi bisogni.

Il supporto di MSF

I nostri team presenti in città come Reynosa, Matamoros, Piedras Negras e Ciudad Acuña sono stati testimoni delle conseguenze di questa politica, che ha lasciato migliaia di persone vulnerabili senza accesso a servizi sanitari di base e di salute mentale, senza cibo né un riparo, ed esposte a condizioni climatiche estreme.

È un’ottima notizia che il Titolo 42 sia finalmente terminato. La salute pubblica è stata ingiustamente utilizzata per bloccare le richieste di asilo e ha messo in pericolo moltissime persone. Speravamo che con la fine del Titolo 42 venissero ripristinati i processi di accoglienza per coloro che cercano protezione. Purtroppo, l’amministrazione Biden sembra intenzionata a imporre nuove barriere all’accesso all’asilo, anche attraverso la norma finale pubblicata oggi che impedirà a molti di accedere alla protezione di cui hanno disperatamente bisogno. Sappiamo che le politiche di deterrenza non funzionano, e tutto ciò non farà altro che esporre altre persone a violenza e pericolo”. Adriana Palomares Capomissione di MSF in Messico e America Centrale.

La situazione attuale

Oltre a una serie di nuove politiche sulla migrazione recentemente varate dall’amministrazione Biden, una volta terminato il Titolo 42, il governo degli Stati Uniti tornerà a trattare le persone migranti in base alla legge sulla migrazione esistente, nota come Titolo 8.

In base al Titolo 8, i migranti possono incorrere in una multa o in una sanzione prima di essere espulsi. Se vengono sorpresi nel tentativo di rientrare negli Stati Uniti, possono incorrere in accuse penali e nel divieto d’accesso negli Stati Uniti o di richiedere l’asilo per un periodo che va dai 5 ai 20 anni.

L’amministrazione Biden aveva promesso di costruire un sistema sicuro, equo ed umano, mentre ha continuato o ampliato gli sforzi per impedire alle persone di chiedere asilo al confine meridionale degli Stati Uniti. Per molti dei pazienti che curiamo lungo la rotta migratoria, il ritorno a casa non è un’opzione. Respingere le persone migranti, trattenerle, abbandonarle o rendere il processo così difficile da indurle a rinunciare a raggiungere gli Stati Uniti, è una politica crudele che mette solo in pericolo le persone”. Adriana Palomares Capomissione di MSF in Messico e America Centrale.

Attualmente, per migliaia di persone che si trovano al confine settentrionale del Messico, l’unico modo per richiedere asilo è attraverso CBP One, un’applicazione per cellulari. L’obbligo di utilizzare questa app per fissare gli appuntamenti per la richiesta d’asilo crea una barriera enorme, anche perché spesso le persone rimangono bloccate per mesi in condizioni terribili, senza elettricità e accesso a Internet.

Inoltre, le testimonianze raccolte dalle nostre équipe dimostrano che CBP One non funziona correttamente su alcuni telefoni, gli appuntamenti rilasciati ogni giorno sono pochissimi e a volte gli unici disponibili sono in città distanti migliaia di chilometri.

Alcuni richiedenti asilo hanno dovuto comprare un nuovo telefono con una fotocamera migliore perché l’applicazione richiedeva il caricamento della foto. Altri non avevano accesso alla rete Wi-Fi o non potevano compilare il modulo perché disponibile solo in inglese o spagnolo.

La testimonianza dei migranti

Magaly Margarita, una donna venezuelana di 29 anni che vive nella città messicana di Matamoros da quattro mesi con le sue due figlie di tre e cinque anni, aveva preso appuntamento con il CBP One per il 28 febbraio, ma è stata respinta dai funzionari dell’immigrazione perché non aveva registrato le figlie.

Da allora non è riuscita a fissare un nuovo appuntamento e qualche giorno fa il suo cellulare ha smesso di funzionare. E, soprattutto, continua a vivere in una piccola tenda all’interno del campo migranti sulle rive del Rio Bravo. Nel frattempo continuerà a vendere lecca-lecca e caramelle per le strade di Matamoros per comprare cibo per lei e le sue figlie.

Sono cinque giorni che non riesco a collegarmi all’applicazione. Prima mi collegavo ogni giorno. Ho ricevuto un messaggio di errore, che non c’era spazio per noi tre, né un orario disponibile né una data. È un processo molto difficile” . Magaly Margarita
Donna venezuelana che vive a Matamoros da quattro mesi con le sue due figlie.

Madre e figlia in un campo al confine tra Messico e USA

Come si prospetta il futuro per le persone come Margarita che aspettano al confine settentrionale del Messico o in qualche punto della rotta migratoria nella regione? L’inasprimento delle misure contro i migranti e la mancanza di opzioni legali per raggiungere gli Stati Uniti hanno un grave impatto sulla salute dei migranti. È urgente ripristinare un sistema di asilo dignitoso e sicuro per tutti”. Adriana Palomares Capomissione di MSF in Messico e America Centrale.

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