Sud Africa

Johannesburg/Roma, 30 giugno 2008 – Medici Senza Frontiere (MSF) esprime la sua profonda preoccupazione per la deportazione di circa 500 cittadini dello Zimbabwe, tra cui donne e bambini, da un centro di detenzione a Musina, al confine con lo Zimbabwe. Le autorità sudafricane hanno detto a MSF di avere aumentato i pattugliamenti lungo il confine durante il periodo del ballottaggio. I cittadini dello Zimbabwe arrestati durante questi pattugliamenti hanno raccontato a MSF di avere attraversato il confine durante gli ultimi giorni, fuggendo dall’instabilità e dalla violenza politica nel loro paese d’origine.

Il centro di detenzione di Musina ospitava fino a venerdì 27 giugno circa 400 uomini, 50 donne e 15 bambini, il triplo rispetto al solito. Il team di MSF ha avuto accesso al centro sovraffollato venerdì 27 giugno per valutare i bisogni più urgenti. Quando il team ha fatto ritorno il mattino successivo con generi di soccorso per iniziare il proprio lavoro, ha scoperto che il centro era completamente vuoto. Le autorità hanno confermato che tutti i cittadini dello Zimbabwe nel centro erano stati trasportati al di là del confine.

“Centinaia di persone sono state mandate indietro nel paese da dove erano fuggite, senza alcun riconoscimento del loro diritto di cercare asilo”, afferma Rachel Cohen, capo missione di MSF in Sud Africa. “Le deportazioni avvengono ogni giorno in Sud Africa ma sono state apparentemente interrotte venerdì in occasione del ballottaggio elettorale in Zimbabwe. Siamo scioccati di fronte alla ripresa da parte delle autorità di questa pratica inaccettabile, in violazione del diritto internazionale e della legge del Sud Africa, che garantisce il diritto di cercare asilo e di ricevere l’assistenza necessaria”.

MSF chiede al governo del Sud Africa di riconoscere il diritto dei cittadini dello Zimbabwe a cercare un rifugio sicuro in Sud Africa. Le autorità dovrebbero fornire luoghi adeguati per i cittadini dello Zimbabwe dove possano alloggiare e ricevere un accettabile livello di assistenza senza un ulteriore rischio di deportazione.

“Chiediamo inoltre alle altre organizzazioni internazionali di passare da una logica di interventi su piccola scala ad azioni più consistenti di protezione e assistenza”, aggiunge Rachel Cohen. “E’ essenziale che le agenzie delle Nazioni Unite che hanno il mandato di proteggere e assistere, come l’Alto Commissariato per i Rifugiati (ACNUR), monitorino le persone che arrivano in Sud Africa e facilitino il riconoscimento dello status di rifugiato per i cittadini dello Zimbabwe”.

MSF lavora in Sud Africa dal 1999, dove fornisce cure contro l’HIV/AIDS e la tubercolosi a Khayelitsha (Cape Town) e a Lusikisiki, nella Provincia dell’Eastern Cape. Da dicembre 2007 MSF lavora anche a Johannesburg e Musina, al confine con lo Zimbabwe, per fornire cure mediche ai cittadini dello Zimbabwe che cercano rifugio in Sud Africa. In seguito alle recenti violenze e all’instabilità che ha colpito gli stranieri, MSF fornisce inoltre assistenza alla popolazione colpita a Cape Town, Johannesburg e Pretoria.

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