Testimonianze dai campi rifugiati in Sud Sudan

Campi rifugiati vicino a Yida, Unity State

La mia bambina ha la malaria, e adesso è in ospedale da quattro giorni. Ha un mese. Siamo a Yida solo da una settimana. Veniamo dai Monti Nuba. Mio marito e io siamo fuggiti dalla guerra con i nostri dieci figli. Non avevamo cibo, né medicine, né un posto dove portare la mia bambina malata per farla curare. Ci siamo nascosti nella vegetazione dallo scorso giugno. Ci abbiamo messo due giorni per arrivare qui, a piedi, e la bambina si è sentita male a Yida. Volevo tornare indietro, aspettavamo la pace, e non è arrivata.

Donna nel campo rifugiati a Yida, Unity State

“Il mio bambino è qui all’ospedale, soffre di diarrea, disidratazione e ha anche delle ulcere in bocca. Sta male da cinque giorni. Vengo da Kadugli, sui Monti Nuba. Sono scappata con i miei nove figli, e ho dovuto lasciare lì mio marito. Non ho più notizie di lui da quando siamo partiti per Yida a settembre. Abbiamo camminato per sei giorni, e siamo dovuti partire in fretta, portando via solo i nostri vestiti. Sono venuta insieme all’intero villaggio – siamo dovuti andare via tutti a causa della guerra. Ho visto persone morire lungo il tragitto, compresi tre bambini. Da quando siamo qui, i miei figli soffrono spesso di diarrea – stanno sempre male. A volte le razioni di cibo che riceviamo non durano fino alla fine del mese. Abbiamo fame.

Donna nel campo rifugiati di Yida, Unity State

 


Campo rifugiati vicino a Yida, giugno 2012

 

Campi rifugiati provvisori nell’Upper Nile State

Abbiamo viaggiato per 2 mesi. Molti villaggi che abbiamo attraversato continuavano a essere bombardati, perciò abbiamo continuato a scappare. Il cibo è durato per due settimane, poi è finito. Mangiavamo i lalop (datteri del deserto) e le foglie degli alberi. Davamo il cibo principalmente ai bambini e a volte non avevamo niente da mangiare. Alcuni si sono ammalati gravemente e abbiamo dovuto abbandonarli lungo la strada, non potevamo trasportarli ed erano troppo deboli per andare avanti.

Donna rifugiata di 28 anni, madre di sei figli

 

Quando siamo arrivati al El Fuji, alla frontiera, siamo rimasti lì per una settimana. Eravamo molto stanchi per aver camminato troppo e per non avere cibo. Ci hanno dato un po’ di cibo e poi siamo venuti qui 12 giorni fa. Qui non ci hanno dato niente. Non abbiamo teli di plastica, e neanche cibo. Mangiamo le foglie degli alberi, ma non è abbastanza, la gente si sta ammalando. E non c’è abbastanza acqua. C’è stata una distribuzione di cibo oggi, ma non abbiamo ricevuto niente. Ho 7 bambini e non ho cibo per loro.

Donna rifugiata di 34 anni, madre di 7 bambini

 

Al momento la gente soffre la fame nei campi di Doro e Jamam. Alla clinica, ci sono molte persone, tra cui bambini, che soffrono di malnutrizione e disidratazione. Da quando sono fuggiti dal Blue Nile State in Sudan, hanno avuto pochissimo cibo. Anche quando ricevono le razioni – il cibo non basta. Sono felice di lavorare qui perché posso aiutare la mia comunità del Blu Nile State. Sono un rifugiato come loro. Sono molto orgoglioso di lavorare con MSF e aiutare la mia comunità, perché la gente sta soffrendo molto. Non hanno teli di plastica, non hanno cibo, non c’è abbastanza acqua. Per questo quando li raggiungiamo, hanno problemi di diarrea. La malnutrizione è molto diffusa. Stiamo facendo del nostro meglio per aiutarli e ringrazio MSF per essere stata la prima organizzazione presente quando siamo arrivati. Ci stanno aiutando molto. Molte altre persone stanno ancora arrivando dal Nilo Azzurro. Adesso sono vicini al confine, sono molto deboli. Ieri siamo andati a El Fuji (punto di confine) e ci hanno raccontato che le case nel Nilo Azzurro sono state bruciate e hanno perso tutto. Perciò verranno qui“.

Un rifugiato fuggito dal Blue Nile State (Sudan) che lavora nell’équipe medica di MSF

 


Campo rifugiati vicino a Yida, giugno 2012

 

Campo rifugiati di Jamam

Certi giorni, il camion dell’acqua non arriva e non riceviamo acqua. I bambini non fanno che piangere per la sete. A volte passiamo due giorni senza acqua. L’acqua è vicina, ma non possiamo averla, perché non ce n’è abbastanza per tutti. Nelle ultime due settimane, la situazione è peggiorata. Adesso andiamo in un posto fuori dal campo per prendere l’acqua, visto che non ce n’è abbastanza nel campo. Ci vogliono due ore di cammino per arrivarci, e due ore per tornare. È molto faticoso.

Una donna nel campo rifugiati di Jamam

 

Mio marito e mia figlia sono morti per la diarrea. Mio marito aveva 80 anni e mia figlia 25. Erano molto deboli e non avevamo acqua potabile né cibo.

Una donna anziana con suo nipote al campo rifugiati di Jamam

 


Campo rifugiati vicino a Yida, giugno 2012

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