Christopher Stokes

Christopher Stokes

Analista settore umanitario MSF

Guerra russo-ucraina: ruolo delle ong tra neutralità e comunicazione pubblica

Christopher Stokes

Christopher Stokes

Analista settore umanitario MSF
Guerra russo-ucraina: ruolo delle ong tra neutralità e comunicazione pubblica

Le principali violazioni del Diritto Internazionale Umanitario in Ucraina riguardano, in primo luogo, la mancata protezione della popolazione e delle infrastrutture civili, in particolare quelle mediche: dal febbraio 2022, sono stati documentati quasi duemila attacchi al sistema sanitario ucraino, anche a distanza rilevante dalle linee del fronte.

È difficile comprendere le ragioni di tali attacchi. Alcuni rientrano nell’ambito della distruzione indiscriminata operata dalle forze russe nel tentativo di conquistare una determinata area; in alcuni casi, tuttavia, gli ospedali sono stati colpiti in maniera mirata e ripetuta, in apparenza con un piano deliberato. A volte i russi hanno negato ogni propria responsabilità negli attacchi, accusando gli ucraini di aver bombardato i loro stessi ospedali; a volte hanno ammesso di aver colpito gli ospedali perché vi si nascondevano truppe ucraine.

Criticità nell’azione umanitaria

Come accade in misura sempre maggiore nei conflitti armati attuali, agli operatori umanitari non è garantito il livello di protezione previsto dal diritto internazionale: dal febbraio 2022, quasi trecento operatori sanitari sono stati uccisi in Ucraina.

Il Paese è un laboratorio per le nuove tecnologie militari: una delle caratteristiche più evidenti del conflitto è la presenza costante di droni, anche ben dietro le linee del fronte.

Tra le tattiche militari più letali, vi è quella del cosiddetto “doppio attacco”, che consiste nel colpire un obiettivo una prima volta, attendere l’arrivo dei soccorsi e colpire di nuovo, prendendo di mira gli stessi soccorritori. Eravamo stati testimoni di tale modalità di attacco in Siria e la vediamo ora praticata dalle forze russe. Come MSF, gestiamo in Ucraina un servizio molto esteso di ambulanze e ogni volta che c’è un attacco ci confrontiamo con dubbi tremendi: inviamo subito un’ambulanza? Aspettiamo? Per quanto tempo? Ci sarà un secondo attacco?

Più in generale, in Ucraina non esiste un autentico meccanismo di “deconfliction”. In Afghanistan, ad esempio, soprattutto dopo la distruzione dell’ospedale di Kunduz, avevamo canali di comunicazione aperti sia con gli americani che con i talebani. Qui non abbiamo questo tipo di accesso alla parte russa, per questo motivo può risultare difficile per noi misurare il livello di rischio (di nuovo, avevamo lo stesso problema in Siria).

Neutralità

La neutralità umanitaria ha un valore pratico ed è molto importante. Se in un conflitto armato scegliamo di stare da una parte, non possiamo aspettarci di assistere anche le persone dell’altra parte; non attraverseremo mai una linea del fronte; non potremo mai avere un dialogo significativo con l’altra parte. E quale impatto sulle sorti del conflitto avrebbe la nostra eventuale scelta di schierarci con una delle parti in causa? Nessuno.

Secondo le norme del Diritto Internazionale Umanitario e la Carta delle Nazioni Unite, l’unica forma legittima di guerra è l’autodifesa. L’Ucraina si sta difendendo e ha il diritto di difendersi. Tuttavia, nella propria azione umanitaria, MSF non ha scelto di operare esclusivamente dalla parte dell’Ucraina, nonostante si tratti di uno dei casi più evidenti di autodifesa. Cosa avremmo guadagnato, ai fini dell’accesso alle popolazioni colpite, scegliendo solo quella parte?

Per questo motivo, per più di due anni abbiamo cercato di operare su entrambi i lati del fronte, ma la Russia non ci ha consentito l’accesso ai territori occupati, come i distretti di Lugansk e Donetsk. E l’estate scorsa, dopo oltre trent’anni di presenza nel Paese, l’ultima sezione di MSF operativa in Russia, quella olandese, si è vista revocare la licenza a operare e ha dovuto cessare tutte le attività. Va detto che molte organizzazioni della società civile russa sono state chiuse molto prima di noi: l’obiettivo delle autorità non è MSF, ma le organizzazioni umanitarie indipendenti in generale, internazionali o russe poco importa.

In questa guerra, non è stata MSF a decidere di operare esclusivamente da una parte: sono state le autorità russe a decidere per noi, negando alle organizzazioni umanitarie indipendenti, tra le quali MSF, l’accesso ai territori sotto il loro controllo.

Comunicazione pubblica

All’interno di MSF c’è stato un certo grado di autocensura riguardo alla guerra in Ucraina. Alcuni temevano che descrivendo la realtà sul campo ci si potesse inimicare le autorità russe. Il risultato è che MSF non ha mai denunciato pubblicamente il loro rifiuto di lasciarci operare nelle aree occupate, mentre invece avremmo dovuto comunicare molto apertamente: ma questa è solo la mia opinione personale. Alla fine, non ha funzionato lo stesso e MSF è stata espulsa dalla Russia.

È un dibattito che dovremmo aprire all’interno di MSF, sul rischio di autocensura quando tentiamo di ottenere e mantenere l’accesso umanitario confrontandoci con governi di Paesi autoritari.

Il nostro posizionamento pubblico varia a seconda delle crisi umanitarie in corso. Su Gaza, la nostra comunicazione è forte e diretta, come impone la drammaticità della situazione. Sul conflitto in Sudan facciamo fatica a ottenere il livello necessario di attenzione, perché c’è scarso interesse per quella crisi e perché si tratta di uno stato di guerra pressoché permanente. Per quanto riguarda l’Ucraina, i media europei vi dedicano molto spazio, visto anche che si tratta di una questione di sicurezza per la stessa Europa; tuttavia, gli aspetti umanitari, in particolare quello relativo agli attacchi alle strutture sanitarie, non sono sufficientemente trattati. Per questo motivo, bisogna che MSF continui a sensibilizzare l’opinione pubblica su queste tematiche, raccontando la realtà di cui siamo testimoni sul campo.

Il sistema internazionale degli aiuti umanitari: il ruolo delle ONG indipendenti

In Ucraina esiste una società civile forte, che in questa guerra è stata spesso la prima a rispondere ai bisogni umanitari. Per fare un esempio, quando si decide di evacuare un villaggio vicino alla linea del fronte e la gente non vuole lasciare le proprie case e deve decidere se rischiare la vita e se vivere sotto la bandiera russa, tutte decisioni drammatiche che devono essere prese in tempi ristrettissimi, gran parte della gestione di tali situazioni è affidata alle organizzazioni della società civile. Molte di esse sono finanziate dal sistema di aiuti occidentale, dalle Nazioni Unite o da ONG. Se i finanziamenti a queste piccole organizzazioni dovessero essere bloccati, le conseguenze sarebbero molto gravi.

Allargando il discorso al sistema internazionale degli aiuti umanitari, in passato organizzazioni come MSF hanno beneficiato di un contesto in cui le principali questioni politiche venivano affrontate a livello multilaterale, anche attraverso le istituzioni create dopo la Seconda Guerra Mondiale, la più grande e importante delle quali è l’ONU. Cosa sono oggi le Nazioni Unite? L’ultima operazione di peace keeping è stata approvata da loro più di un decennio fa; le Nazioni Unite non sono attualmente coinvolte in alcun negoziato di pace significativo, né per il Sudan, né per l’Ucraina, né per Gaza. Non esiste più una risposta internazionale e multilaterale alle crisi, ma solo un approccio bilaterale, da Stato a Stato.

La posizione di alcuni Paesi è che le autorità statali debbano esercitare un controllo su tutto, non solo le crisi umanitarie e gli aiuti, ma anche i media e le organizzazioni della società civile. In tale modello, la società civile indipendente non ha molto spazio, e MSF è un’organizzazione privata indipendente, espressione della società civile. È molto difficile convincere Stati come la Russia ad accettare un’assistenza umanitaria indipendente che, in caso di conflitto armato, internazionale o interno, possa operare su entrambi i lati del fronte.

In un mondo siffatto, sarà molto più difficile per noi navigare. Tuttavia, solo per fare un esempio, di recente siamo riusciti ad aprire un dialogo con l’Arabia Saudita su alcune importanti questioni di sicurezza relative allo Yemen. Navigare sarà difficile, ma non impossibile.

Questo articolo è parte della newsletter “Per Principio”, sui temi dell’azione umanitaria