Michele della Rocca

Michele della Rocca

Logista MSF

Lettera a Babbo Natale

Michele della Rocca

Michele della Rocca

Logista MSF
Lettera a Babbo Natale

Egregio Dott. Babbo Natale,

Le scrivo dalla regione del Maban, qui nel Sud Sudan, perché anche se sono arrivato qui solo da un mese, ho come la sensazione che Lei si sia dimenticato di questo posto.

Certo, mi rendo conto che il Sud Sudan esiste solo dal 2011, e la guerra civile finita da poco non le ha permesso di venire qui con la consueta regolarità e precisione che l’hanno resa celebre in tutto il mondo.

Tuttavia mi permetto di farle presente che MSF è qui in questo angolo sperduto dell’Africa da ormai molto tempo, e in tutti questi anni ci siamo dovuti organizzare senza il suo gentile contributo.

E non parlo soltanto del periodo di Natale.

Mi rendo conto che l’assenza di strade asfaltate, o di corrente elettrica, o di una buona connessione internet rappresentino per Lei dei problemi organizzativi piuttosto seri. Anche il fatto che le temperature medie siano intorno ai 36 gradi non restituisce appieno l’atmosfera natalizia a cui Lei è abituato.

Qui il paesaggio è mutevole: un mese fa il nostro compound era sommerso dall’acqua a causa delle inondazioni, mentre ora la tipica terra rossa di questo Paese si alza in nugoli di polvere che si appiccica addosso alle nostre belle magliette bianche di MSF, e neanche dopo dieci lavaggi ritornano al loro iniziale candore, per cui andiamo in giro impolverati dai capelli alle caviglie.

Nonostante ciò le assicuro che riusciamo a fare grandi cose: abbiamo un ospedale situato ai bordi del campo rifugiati di Doro, e garantiamo alla popolazione locale la migliore assistenza possibile, specialmente alle donne partorienti e ai bambini del campo. Notte e giorno i nostri operatori sono sempre lì: fanno assistenza pre-natale, aiutano i bambini nati prematuri, e si occupano al meglio di quelli denutriti.

Abbiamo anche un altro ospedale, più piccolo, dall’altra parte rispetto al campo rifugiati, che si occupa esclusivamente dei locali, perché sa, qui siamo ospiti, e dobbiamo tener conto delle eventuali frizioni tra le diverse etnie.

Pensi che poche settimane fa c’è stato pure un focolaio di morbillo nei paesi qui intorno, e sa cosa abbiamo fatto? In meno di un giorno abbiamo allestito un’area isolata all’interno dell’ospedale – lo sa che il morbillo è molto contagioso? E che senza vaccino un bambino rischia seriamente di morire? – e subito dopo abbiamo avviato una campagna straordinaria di vaccinazione in tutta l’area. Abbiamo mandato in giro i nostri Promotori della Salute per giorni, e grazie a loro i nostri medici hanno potuto vaccinare in soli tre giorni quasi tremila bambini. Non male, vero?

Ma torniamo a noi. Le chiedo: ha intenzione di passare da queste parti, quest’anno? No perché non è per lamentarmi, ma sarebbe bello se facesse una capatina. Qui il personale MSF è composto dalla gente più disparata, dalla Norvegia all’Italia, da Haiti al Pakistan, allo stesso Sud Sudan, ci sono cristiani e musulmani, e le assicuro che Lei manca un pò a tutti. Per la verità ci mancano anche le cene, le famiglie, i figli, i cani, le tradizioni tipiche delle feste.

Ne parliamo spesso, la sera, quando torniamo stremati dal lavoro. Ci raccontiamo cosa mangiamo a Natale, cosa vorremmo avere e qualche volta abbiamo pure provato a cantare qualche strenna natalizia, con risultati piuttosto deludenti, lo confesso.

E allora sa cosa abbiamo deciso di fare?

“Siamo MSF”, ci siamo detti. E abbiamo fatto quello che MSF fa da sempre, ovvero del suo meglio con quello che ha e con quello che trova sul posto. Abbiamo fatto un bellissimo albero di Natale tagliando dei pezzi di cartone. Abbiamo comprato con i nostri soldi delle orribili decorazioni natalizie al mercato locale, abbiamo attrezzato un’area per la cena natalizia con luci riciclate che non usiamo più, abbiamo messo da parte le nostre magliette bianche di MSF, così non si impolverano e la sera di Natale saremo presentabili.

Il nostro Supplier ha fatto degli autentici miracoli organizzativi, e il personale che arriva dalla Capitale porta con sé quante più provviste possibili. A differenza della sua slitta, gli aerei che volano qui ci permettono di viaggiare al massimo con venti chili di bagaglio…

Per i regali, faremo da soli: ognuno di noi costruirà con le proprie mani un regalo, che poi sarà assegnato a sorte la sera di Natale. Probabilmente saranno regali orrendi, ma come detto: siamo MSF, faremo del nostro meglio.

Per cui sa che le dico, egregio Babbo Natale? Per quest’anno, facciamo da soli.

Non si preoccupi, siamo abituati così, non si prenda la pena di inserire le coordinate GPS nel navigatore della sua slitta. Il Sud Sudan è sempre qui, lo troverà anche nei prossimi anni. E il Maban è in alto a destra, qualora decidesse di passare. Lo riconoscerà facilmente, volandoci sopra: vedrà un piccolo ospedale pieno di gente indaffarata, anche la notte di Natale. E un logo impolverato di MSF le farà capire di essere arrivato nel posto giusto.

Cordiali saluti,
Un operatore MSF

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