Camerun: continua l’incubo per i nostri colleghi detenuti nel paese

Camerun: continua l’incubo per i nostri colleghi detenuti nel paese

Quattro mesi fa, Marguerite, una nostra infermiera e Ashu, un autista di ambulanza, sono precipitati in un incubo senza fine mentre stavano svolgendo il proprio lavoro nella regione sud-occidentale del Camerun, colpita dalle violenze tra gruppi armati separatisti e forze armate governative iniziate quasi cinque anni fa.

La mattina del 26 dicembre 2021, Marguerite e Ashu si trovavano a bordo di una nostra ambulanza nella zona di Tinto per prelevare un uomo con una ferita da arma da fuoco. Abbiamo comunicato, come concordato con le autorità, questo movimento: il punto di partenza dell’ambulanza, la sua destinazione, il tipo di paziente che stava trasportando, se il paziente aveva o meno un documento di identità e se fosse accompagnato o meno da qualcuno. Si tratta di una procedura di vitale importanza in contesti come questo per evitare che le ambulanze rimangano bloccate ai posti di blocco per troppo tempo.

Né Marguerite né Ashu sapevano chi fosse il paziente o quale fosse il suo ruolo all’interno del gruppo separatista. Sapevano solo che era un uomo ferito che aveva bisogno di assistenza medica di emergenza. Durante il tragitto sono stati fermati al posto di blocco di Nguti.

Nonostante le spiegazioni fornite, è stato loro negato il passaggio e ordinato di tornare indietro, scortati, fino a Mamfe. I nostri due colleghi sono stati successivamente arrestati e detenuti nella prigione di Buea, dove si trovano ancora oggi.

Arrestati per aver portato soccorso umanitario

Marguerite e Ashu sono stati accusati pubblicamente di essere coinvolti in un’operazione di esfiltrazione di un terrorista, di aver falsificato i documenti di trasferimento e di aver dato al paziente una falsa identità. Sono stati accusati di collaborare con i ribelli separatisti della zona.

Nessuna delle spiegazioni che abbiamo fornito, attraverso l’assistenza legale a Marguerite e Ashu e la versione degli stessi interessati su quanto accaduto, hanno portato al loro rilascio.

Curare e trasferire i feriti e i pazienti è la base di ciò che le organizzazioni umanitarie fanno in situazioni di conflitto e violenza, senza considerare a quale fazione il ferito appartenga. Abbiamo anche specificato che, come organizzazione medica neutrale e imparziale, abbiamo aiutato i pazienti feriti di entrambe le parti, compresi quelli delle forze armate governative.

Su richiesta del Ministero della Difesa, il Mandela International Center, un’organizzazione indipendente camerunese, ha pubblicato un rapporto che scagiona Marguerite e Ashu da ogni illecito, così come MSF stessa. Il rapporto chiedeva l’immediato rilascio dei due colleghi. Anche noi chiediamo il loro immediato rilascio.

Settimane dopo l’arresto di Marguerite e Ashu, anche altri due nostri colleghi sono stati arrestati per un caso diverso e accusati di collaborazione con il movimento secessionista. Come per Marguerite e Ashu, siamo convinti della legalità dei compiti che hanno svolto per MSF. In entrambi i casi, stiamo seguendo il processo legislativo camerunese.

Sospese le attività

Abbiamo preso la difficile decisione di sospendere le attività nel Camerun sud-occidentale il 29 marzo per concentrarci sull’ottenimento del rilascio sicuro dei nostri colleghi. Ci troviamo in una posizione insostenibile: da un lato le nostre attività mediche sono necessarie, dall’altro coloro che forniscono supporto medico corrono il rischio di essere perseguitati per aver fatto il proprio lavoro.

Abbiamo un dovere nei confronti delle persone che assistiamo ma abbiamo bisogno che ci siano i presupposti di base che ci permettano di svolgere le attività mediche in un ambiente sicuro e protetto. Queste condizioni oggi non ci sono più: l’azione medica non solo non è protetta, ma è presa di mira. Non possiamo mettere a rischio il nostro personale.

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