Colera: perché oggi ci sono tanti focolai nel mondo

Colera: perché oggi ci sono tanti focolai nel mondo

Il colera è una malattia causata da batteri che infettano l’intestino dopo aver ingerito acqua o cibo contaminati. I batteri causano diarrea acuta e talvolta vomito.

La diarrea è così grave che una persona malata si disidrata rapidamente e questo può portare alla morte in poche ore. La diarrea dei pazienti affetti da colera contiene molti batteri del colera stesso. Se le acque reflue contaminate raggiungono in qualche modo l’acqua potabile, cosa che può accadere con sorprendente facilità, la malattia può diffondersi con estrema rapidità.

I fattori di rischio per la diffusione del colera

Nel 2022 almeno 30 paesi hanno registrato focolai di colera o di malattie simili al colera. Ma non si tratta di un’unica grande epidemia. Nella maggior parte dei casi, l’attuale ondata di colera è dovuta a condizioni locali specifiche. I fattori di rischio per le epidemie di colera sono ben noti e sempre legati all’accesso all’acqua potabile e a un corretto smaltimento delle acque reflue.

  • Crisi politiche e/o militari prolungate: questo tipo di crisi può portare alla mancanza di manutenzione delle infrastrutture dell’acqua potabile e/o fognarie. È quanto accade oggi in paesi come Haiti, Somalia e Siria.
  • Disastri naturali: il caldo e la siccità possono ridurre la quantità di acqua potabile, costringendo le persone a utilizzare fonti non sicure. Le inondazioni, invece, possono facilitare la diffusione del batterio in fonti d’acqua precedentemente sicure. Nel 2022, paesi come la Somalia, il Kenya e l’Etiopia hanno sofferto di gravi siccità. Altri, come il Sud Sudan e la Nigeria, hanno dovuto affrontare inondazioni.
  • Persone in movimento: i rifugiati sono spesso costretti a stare in luoghi dove non c’è sufficiente accesso all’acqua pulita e le autorità non investono in infrastrutture idriche e di scarico adeguate nei campi profughi. Quest’anno si sono verificate epidemie di colera nei campi profughi in Libano, Somalia e Nigeria.

Quali sono le sfide attuali?

Il colera è facile da trattare, con reidratazione orale per la maggior parte dei pazienti e reidratazione endovenosa per i casi più gravi. Con cure tempestive, oltre il 99% dei pazienti sopravvive alla malattia. Fornire acqua potabile e trattare correttamente le acque reflue protegge le persone dall’infezione. Esiste inoltre un vaccino.

Ma il trattamento e la prevenzione del colera comportano notevoli sfide logistiche. L’allestimento di centri per il trattamento richiede molte forniture, così come i progetti idrici e igienico-sanitari. In luoghi poco sicuri o comunque di difficile accesso, questo rappresenta un enorme limite. E il numero di focolai di quest’anno rende tutto molto difficile. C’è già una carenza di vaccini contro il colera e anche la fornitura di altri materiali essenziali, come il liquido per la reidratazione endovenosa, è sotto pressione.

Può capitare inoltre che i governi non vogliano dichiarare ufficialmente i focolai di colera, spesso per motivi politici. Questo rende molto difficile informare adeguatamente la popolazione su come proteggersi e impossibile avviare campagne di vaccinazione.

Cosa fa MSF oggi?

Oggi gestiamo programmi contro il colera in circa 10 Paesi (Kenya, Etiopia, Somalia, Camerun, Nigeria, Haiti, Libano, Siria, Malawi). Le nostre équipe sono impegnate nella prevenzione del colera: si occupano di promozione della salute, di opere idriche e igieniche e di vaccinazione contro il colera. Gestiamo anche unità per il trattamento per il colera per curare i pazienti sia all’interno delle strutture mediche sia in centri più grandi e separati.

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