RDC: interveniamo per contrastare un’epidemia di tifo

RDC: interveniamo per contrastare un’epidemia di tifo

Un nostro team d’emergenza è intervenuto per contrastare un’epidemia di tifo scoppiata alcuni mesi fa nel distretto sanitario di Popokabaka, a circa 400 km a sud-est di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).

Da metà luglio a metà settembre, abbiamo lavorato nell’ospedale della città di Popokabaka e in sette altre strutture sanitarie della zona contribuendo a curare 2.180 pazienti ed effettuando 20 operazioni chirurgiche. L’epidemia è ormai sotto controllo, anche se l’inizio della stagione delle piogge potrebbe portare ad un aumento dei casi.

Non appena le autorità locali hanno dichiarato lo stato di epidemia, siamo stati chiamati per rispondere all’emergenza. C’erano tutti gli indizi per capire che la malattia era già presente da diversi mesi ed era costata la vita a diverse persone”. Jean Marc Mavunda Responsabile medico del team di emergenza MSF in RDC

Le condizioni di vita degli abitanti di Popokabaka, con un accesso limitato all’acqua potabile e servizi igienici quasi inesistenti nella maggior parte delle abitazioni, fanno sì che le malattie trasmesse mediante l’acqua siano molto comuni.

L’acqua che beviamo è quella del fiume, la stessa in cui ci facciamo il bagno e laviamo i vestiti. Come potremmo non ammalarci? Chadrac Mbaya La cui figlia è stata ricoverata per tifo

Per ridurre il rischio nella popolazione di contrarre il tifo, alcuni nostri promotori della salute di hanno condotto sessioni di sensibilizzazione nelle scuole, nei centri sanitari e all’interno delle comunità, mentre un’équipe medica ha studiato il decorso della malattia nell’area per attuare una risposta più rapida ed efficace.

Oltre a fornire cure e sensibilizzare la comunità, abbiamo effettuato una sorveglianza epidemiologica dell’intera zona per adattare la nostra risposta a una situazione in costante cambiamento. Questa analisi ha fatto emergere un numero di casi di molto maggiore rispetto a quanto si pensava all’inizio. Ogni giorno l’ospedale riceveva pazienti con febbre tifoide dai centri sanitari periferici. In totale, abbiamo stimato che la malattia ha colpito oltre 3.700 persone dall’inizio dell’anno”. Jean Marc Mavunda Responsabile medico del team di emergenza MSF in RDC.

Il tifo, malattia endemica in Africa sub-sahariana, si può curare in qualche giorno con gli antibiotici. Ma la diagnosi può essere difficile, in particolare nelle strutture sanitarie locali, perché i sintomi sono simili a quelli di altre malattie e servono delle analisi di laboratorio.

MSF RDC

Se non curato in modo tempestivo, il tifo può causare gravi complicanze nel 10/15% dei casi – tra cui emorragie del tratto digerente, perforazione dell’intestino e peritonite, che richiedono un intervento chirurgico – fino alla morte.

Dato il numero di complicanze riscontrate nell’area, abbiamo direttamente integrato nella nostra struttura un’unità chirurgica. Abbiamo trattato molti casi di peritonite, un’infezione grave che può facilmente portare alla morte. La peritonite acuta a volte richiede diverse operazioni sullo stesso paziente. Prima che MSF arrivasse nell’area, sono stati registrati 29 decessi in ospedale, quasi tutti post-operatori. Era fondamentale fornire supporto chirurgico e cure a seguito degli interventi”. Jean Marc Mavunda Responsabile medico del team di emergenza MSF in RDC

La storia di Tharcisse e Mabweni

Tharcisse, 11 anni, ha avuto delle complicanze dovute al tifo ed è già al suo quarto intervento chirurgico.

“Le prime tre operazioni le ha subite tra maggio e giugno. Dopo le prime due, la situazione non migliorava e stavo per portarlo a Kinshasa per farlo curare. Ma poi ho sentito che era arrivata l’équipe di MSF e ho deciso di aspettare. Sono stati loro a organizzare il resto delle operazioni.” Tharcisse Padre di Tharcisse

Anche Mabweni, 3 anni, è stato operato una seconda volta dopo essere stato ricoverato all’ospedale di Popokabaka per complicanze dovute al tifo.

MSF RDC

“La prima operazione risale al 4 luglio. Tre giorni dopo abbiamo notato altre complicanze ed è stato operato di nuovo. Ora stiamo aspettando che guarisca del tutto per tornare a casa.” Julva Padre di Mabweni

Prima di lasciare Popokabaka, il nostro team d’emergenza ha donato medicine, attrezzature mediche e chirurgiche all’ospedale della città per rafforzarne i livelli di assistenza, anche se sarebbe necessaria una risposta più strutturata per migliorare le condizioni di vita delle persone.

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