Dai primi giorni dell’inizio del conflitto in Ucraina, oltre ad adattare il nostro intervento per supportare gli ospedali colpiti, i nostri team si sono spostati alle frontiere per rispondere alla crisi dei rifugiati ucraini.
Con i nostri operatori e le nostre cliniche mobili siamo in Polonia, Ungheria, Moldavia, Slovacchia per assistere chi sta scappando dalla guerra e ha perso tutto. Continuano le nostre attività anche in Bielorussia e Russia.
MOLDAVIA
Al 14 marzo, oltre 337.215 persone sono entrate in Moldavia dall’Ucraina, molte di loro in transito. Questo numero la rende il paese con la più grande concentrazione di rifugiati ucraini pro capite.
Abbiamo inviato team nel nord e nel sud-est per valutare la situazione dei rifugiati ai valichi di frontiera e concentrarci sulle cure dei malati cronici o per rispondere alle esigenze di salute mentale con le nostre cliniche mobili.
Il 12 marzo scorso, a Palanca, abbiamo iniziato a fornire assistenza sanitaria di base e sessioni di sostegno psicologico per i rifugiati. Abbiamo ascoltato alcune delle loro storie, come quella di Sergei che è fuggito con la sua famiglia dall’Ucraina ed è riuscito a superare il confine per motivi medici.
Il 24 febbraio alle 5 del mattino, abbiamo sentito delle esplosioni molto forti vicino all’aeroporto, a 30 km da casa nostra. Ho subito detto: “Preparatevi, questa è la guerra”. Mia moglie all’inizio pensava fosse un addestramento militare ma no, le esplosioni erano reali. Sono andato immediatamente a prendere la macchina per portare via la mia famiglia. Siamo andati prima in un’altra parte della città, a casa di un parente. Per tre giorni abbiamo sentito bombardamenti e spari. Abbiamo nascosto i bambini in cantina e abbiamo dormito in bagno. Avevamo molta paura”. Sergei Rifugiato ucraino a Palanca
POLONIA
Secondo l’UNHCR, oltre 1.83 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina in Polonia.
Abbiamo donato beni di prima necessità non alimentari alla Croce Rossa di Lublino e a un punto di accoglienza a Horodlo, vicino al valico di frontiera di Zosin. I nostri team hanno visitato i valichi di frontiera, i centri di transito e le stazioni ferroviarie. Abbiamo in programma di iniziare a fornire ai volontari corsi di primo soccorso psicologico.
UNGHERIA
Un nostro team sta valutando la situazione e le esigenze delle persone che attraversano il confine, con l’obiettivo di identificare i bisogni meno visibili dei più vulnerabili.
Qui la testimonianza del nostro operatore Duccio dalle frontiere ungheresi.
SLOVACCHIA
Il nostro primo team di emergenza è arrivato in Slovacchia all’inizio di marzo e, dopo una prima valutazione, sta ora collaborando con il Ministero della Salute per supportare la risposta all’emergenza rifugiati.
Per il momento, i bisogni umanitari e medici critici sono coperti dalle autorità locali e dalla società civile, quindi il nostro approccio sarà quello di colmare eventuali lacune man mano che la situazione diventerà più difficile da gestire.
Un nostro team mobile monitorerà regolarmente il confine, offrendo supporto per la salute mentale e prendendosi cura delle persone più vulnerabili. Da parte ucraina, stiamo allestendo una base nella città di confine di Uzhgorod.
RUSSIA
In Russia, collaboriamo con le autorità sanitarie nelle regioni di Arkhangelsk e Vladimir per migliorare il trattamento della tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB).
In questo momento stiamo anche valutando un intervento nel sud del paese in caso emergessero nuovi bisogni umanitari. Abbiamo anche fatto alcune donazioni di cibo, kit igienici, generi di prima necessità e medicinali da distribuire agli sfollati.
BIELORUSSIA
In Bielorussia, continuiamo a portare avanti i nostri programmi regolari. Supportiamo il programma nazionale per la tubercolosi e il trattamento dell’epatite C nelle carceri. Dal 2021 assistiamo anche le persone in movimento bloccate tra la Bielorussia e i paesi dell’Unione Europea.
Restiamo pronti ad assistere i bisogni medici e umanitari emergenti al confine con l’Ucraina.